Si può imputare tutto ai Silversun Pickups, ma non di non essere capaci di creare una spasmodica attesa per ogni uscita discografica. “Neck Of The Woods”, prodotto nientedimeno che da Jacknife Lee, è stato anticipato da sparute interviste ammantate di mistero. Brian Aubert sembrava divertirsi un mondo a confondere le carte e le idee, confessando che il nuovo lavoro presentava inquietanti somiglianze con un film horror mai girato (musicalmente parlando, non solo per la cupa copertina e perchè è stato registrato in mezzo alla foresta citata nel titolo) ma era anche dannatamente sexy.

Forse ha ragione, forse il miglior paragone non è da cercare nel mondo delle sette note ma in quello cinematografico- televisivo. Ascoltando “Neck Of The Woods” vengono in mente toni e atmosfere di “Fringe”, serie culto creata da J.J. Abrams. Stessa tensione da pelle d’oca sempre presente, stessa trama intricata e piena di geniali colpi di scena. Un disco complesso ma anche maledettamente radio friendly, pieno di arrangiamenti schizofrenici e nervosi (“Skin Graph” in primis), che accontenterà  sia gli ammiratori più esigenti (che possono divertirsi con la batteria e le tastiere stregate, tra anni ottanta e new wave, di “Busy Bees” e “Out Of Breath”) che quelli in cerca di hook cantabili (la rockeggiante “Mean Spirits”, “The Pit”, “Gun Shy Sunshine”). Complessivamente più dark dei precedenti, questo lo si era già  capito ascoltando il singolo apripista “Bloody Mary (Nerve Endings)”, con le sue lyrics amarcord (“If we grew up together / You will find it’s not the same), impressione poi confermata dai toni oscuri di “Make Believe” e “Simmer”. Unico collegamento con il passato, le angeliche armonizzazioni vocali di “Here We Are (Chancer)” e “Dots And Dashes (Enough Already)” che trasportano in quella dimensione quasi fiabesca che i fan conoscono bene, però la sensazione che il mostro possa far capolino da sotto il letto in qualunque momento non scompare mai veramente.

Un album insolito e inaspettato anche per un gruppo come i Pickups, allergici a ripetersi e far per due volte la stessa cosa, uno di quei dischi che creano dipendenza anche dopo pochi ascolti. E rischiano di non lasciare la tua playlist per un bel po’.

Credit Foto: Rebekkah Drake