‘Cambio rotta, cambio stile’, cambio parrucchiere, scopro le t-shirt di American Apparel. Che luogo meraviglioso l’Italia, un posto in cui le svolte estetiche coincidono con un nuovo guardaroba e un nuovo taglio di capelli. I più avveduti danno una rinfrescata al sito internet, ma quasi sempre si fermano qui.

Gli Amor Fou sono stati sempre dei campioni nella promozione di loro stessi, diciamo che meglio di altri hanno saputo annusare l’aria nel Paese, un’aria che nella seconda parte del decennio scorso sapeva di teste vuote uscite da pessime università , di letture e soprattutto visioni sommarie delle opere d’arte che l’Italia seppe sfornare tra i Sessanta e i Settanta. Una generazione che aveva passato i pomeriggi a rivedere spezzoni di Monica Vitti o dei sermoni di Pier Paolo Pasolini su YouTube piuttosto che sulle dispense di estetica o semiotica, chè tanto sarebbe bastato ripetere le solite frasi per far contento il docente e beccare 28. Quella porzione sempre più grande di giovani, uomini ma soprattutto donne, che cercavano la via più facile per sentirsi intellettuali, quella del citazionismo, del “il libro non l’ho letto tanto ho visto il film”, gente della mia stessa età  per lo più, principale motivazione del mio restare in casa sempre più spesso la sera e del bestemmiare amaro e sommesso. Insomma gli Amor Fou “facevano i dandy” per loro stessa ammissioni e facevano canzoni sommarie, sommatorie, calcolate, di quelle che faceva figo (poi mi schiaffeggerò per questa espressione) citare su Facebook, magari dimenticando le virgolette così che qualche tuo/a conoscente meno sveglio/a ti potesse fare pure i complimenti o addirittura concedere le proprie grazie.

Due dischi fin qui all’attivo: “La Stagione del Cannibale” (Homesleep, dolce cara) del 2007 e “I Moralisti” (all’ultimo secondo EMI) nel 2010, il primo decisamente migliore del secondo anche se vi diranno il contrario perchè meno pretenzioso e pure di minor successo. Meno offensivo. Quanta grazia nelle parole di “Venti giorni di vita di una donna famosa” o nel “Periodo ipotetico” (miglior titolo degli ultimi 10 anni), quella stessa grazia che mancò al secondo perchè voleva dire, spiegare, imporsi essendo solo banale. Allo stesso modo non vi è grazia nei 13 brani che compongono “100 giorni da oggi”, operazione di paracoolaggine senza precedenti, nel quale è facile contare i rimandi musicali come le vertebre della schiena di Stefano Cucchi. Là  dove c’era il prato intimista e flautato oggi c’è il sintetico strappato agli M83 per fare da tappeto alla voce mono-tona di Raina (“Alì” e “Gli zombie nel video di Thriller”), ma non mancano richiami al pop canadese (“Vero”), a titolazioni da sussidiario Merenghetti (“Una vita violenta”, “I quattrocento colpi”, “Goodbye Lenin”) e la politicanza all’acqua di rose fatta di slanci emotivi (“La primavera araba” e “Le guerre umanitarie”) sordi all’inverno dello scontento che stiamo imboccando. Non mancano le dita puntate contro l’Italia e Milano ma quasi per celia, senza nerbo, per il gusto di avere buon gusto. In generale ci troviamo di fronte ad una band che si fa prendere e viene travolta dalle proprie passioni (quelle musicali sia chiaro), che quando vuole “suonare come” risulta essere “esattamente come” (non è una qualità ), che si tratti di Talking Heads, Local Natives, Arcade Fire (già  decotti di loro), MGMT e M83. O gli Altro, che sul disco interpretano “Radiante”, scritta per loro ma che è esattamente identica ad un loro pezzo, che senso ha tutto questo? Nella cavalcata infinita dell’ascolto si ritrovano i Beatles, i Flaming Lips, un po’ di Agnelli e un altro di Ivan Graziani (gloria al maestro) senza dimenticare il fantasma di Bianconi che aleggia sempre ma dove sono Raina, Rescigno, Dottori e Perego? Ma soprattutto, dov’è la vittoria? “Cento Giorni Da Oggi” vuole essere tante cose, troppe e inevitabilmente non rimane niente.

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100 Giorni Da Oggi
[  EMI – 2012 ]
Similar Artist:  M83, Arcade Fire, Baustelle
Rating:
1. Gli zombie nel video di Thriller
2. Alì
3. Goodbye Lenin
4. Vero
5. Una vita violenta
6. I 400 colpi
7. La primavera araba
8. Padre davvero
9. Le guerre umanitarie
10. I volantini di Scientology
11. Forse Italia
12. Radiante
13. Tigri (the song)