A certe latitudini, col tempo sereno uno strato di aria molto più calda può sovrastare uno strato di aria molto fredda; in questa condizione di inversione termica i raggi di luce appaiono incurvati e possono dare vita al fenomeno ottico detto Fata Morgana (dalla fata delle leggende bretoni che materializzava costruzioni fantastiche per poi scomparire nell’aria). Questo fenomeno può riguardare barche, coste e altri oggetti distorti fino a diventare irriconoscibili – e questo avviene in terra o in mare, ai poli, nei deserti e nelle tracce di “Foreign Body”.

Forse Grouper e Tiny Vipers non si contrappongono con tanta forza, nè la loro musica ha la stessa differenza termica delle due correnti, ma è certo che “Mirrorring” è il suono di una Fata Morgana: le due riescono a costruire un album come un incontro tra due poli non opposti eppure differenti, a far materializzare una costruzione monumentale ed evanescente sottile come l’aria, e incerta come i confini di un’ombra.

“Mirrorring” nasce dalla collaborazione tra la folk singer Jesy Fortino e l’elettronica aerea di Liz Harris: le due americane (Seattle per la prima, Portland per la seconda) si incontrano, si piacciono e decidono di provare a suonare insieme, fino a produrre “Foreign Body”, 6 tracce per circa 45 minuti di ascolto. La scelta di pubblicare con un nome nuovo e non come risultato di un featuring, rispecchia bene il fatto che questo non sia un lavoro di Grouper con la collaborazione di Tiny Vipers, nè viceversa ““ è piuttosto una sintesi delle due sonorità , un foreign body appunto, l’esatto gioco di specchi e di simmetrie che il mispelling di Mirrorring promette.

Così “Feel Sound” è la perfetta introduzione al disco, con i suoi suoni portati da una lontananza indecidibile, oceanica o forse spaziale, un’immagine che solo la voce della Fortino riesce ad ancorare all’orizzonte. Ed è la voce della Fortino a tornare protagonista nella successiva “Silent from Above”, la traccia che segna il punto più vicino ai lavori di Tiny Vipers, eppure geneticamente diversa, attratta dalle (contenute) lusinghe della Harris. “Cliffs”, la traccia centrale, costituisce la prova migliore di un altrimenti non-così-esaltante Mirrorring: è questa canzone la vera Fata Morgana del disco ““ il punto di maggiore tensione tra i due poli, tanto più forte quanto i due suoni si avvicinano. Nella seconda parte del disco l’ago si sposta sempre più verso le sonorità  di Grouper e la voce di Jesy Fortino è sempre più lontana, le parole indecifrabili: il risultato è certamente più omogeneo, ma quella di Tiny Vipers assomiglia quasi a una conversione, un’adesione alla religione astrale di Grouper ““ si spoglia di una certa corporeità  dei suoni, smorzando però il fascino della prima parte del disco, quasi in una lunga (bella) coda.

Poi il disco si conclude e restano solo oceani e deserti silenti: il risultato potete chiamarlo drone folk, o in qualsiasi altro modo, ma chiamatelo, chiamatelo prima che si smaterializzi.

Credit Photo: Bandcamp