Citizens!
Here We Are

Mettiamola così. Per i miei personalissimi canoni musicali il disco in questione dovrebbe partire alla rovescia, dagli ultimi due brani, e discostarsi poco e niente da essi.
Non essendo un estimatore di suoni ‘dancerecci’ e pop(araculi), parto prevenuto, ma non è detto che nel raccontarvi questo “Here We Are”, disco di debutto dei londinesi Citizens!, non riesca a cambiare più volte opinione.
Di paraculistico il gruppo di Londra ha proprio tutto. Dall’amicizia, o meglio la stima, di Alex Kapranos che a braccetto li ha condotti alla Kitsunè e si è preso la briga di produrli, a quel look da fighetti indie da serviziofotograficodarivistasupercool, al suono dei loro undici prezzi di debutto sostenuti da una base synthetica e che seguono da vicino la scia tracciata per l’appunto dal gruppo del sopracitato Kapranos.

Più synth e meno chitarre rispetto ai FF, ma il succo è quello. Musica che ha un unico scopo: riempire le dancefloor d’Albione di giovani Hipster. E ci riescono, visto che è difficile resistere al sound squisitamente pop, scialbo per i contenuti ok, di pezzi come “True Romance” (dotato di video Bollywodiano da non perdere), “Caroline”, “(I’m In Love With Your) Girlfriend” e la tropicale “Love You More”. Il resto non si discosta dalla base: un dominio di synth su cui posa la voce Kapranica del frontman Tom Burke, fatta su misura per questo sound, e nient’altro”…se non fosse per quelle due tracce di cui dicevo all’inizio “I Wouldn’t Want To” e “Know Yourself”. Nulla di trascendentale, space-pop che mette il freno al synthdancereccio delle precedenti nove e porta verso un finale capace di lasciare l’ascoltatore con la curiosità  di sapere ciò che ne sarà .

Non sarà  facile farveli piacere alla ‘prima assoluta’ questi cinque baldi inglesi. C’è il sentore di next big thing nell’aria. L’unica cosa che vi resta da fare è lasciarvi dietro tutte le ‘paranoie’ musicali annesse, accendere lo stereo. Se piace continuate a danzare al suono del loro pop sintetico, altrimenti premete pure stop e partite alla ricerca dei nuovi portatori del verbo hipster.