Sottovalutare questo disco sarebbe un errore. Così come sopravvalutarlo.
Questo disco è innegabilmente un’opera di valore per l’approccio utilizzato dalla cantante protagonista, per il talento del gruppo che la supporta, per i brani scelti e relativi autori, per come sono state realizzate le cover.
Questo disco però non ha un passato e non avrà  un futuro, non è l’evoluzione di un percorso e non avrà  alcun seguito.

Se ne leggiamo senza ascoltarlo e pensiamo ad un disco di cover di generi diversi realizzato da Neneh Cherry (quella di “Buffalo Stance”, successo pop-r&b fine anni ’80) definita da Wikipedia cantante rapper svedese di origini afro-svedesi poi figlia adottiva del trombettista jazz Don Cherry, insieme a The Thing, noto terzetto Jazz svedese che prende il nome da un brano appunto di Don Cherry loro evidentissimo mentore artistico, pensiamo ad un omaggio artistico o ad una riconoscenza affettiva.

Quando invece lo ascoltiamo per la prima volta, ci rendiamo immediatamente conto di quanto gli ingredienti siano ben amalgamati, anche se il coinvolgimento rimane comunque molto difficile.
E’ solo quando iniziamo la ricerca, l’ascolto ed il confronto dei brani originali con queste versioni in chiave “avan-garde jazz” che tutto ci diventa più chiaro, che ci lasciamo completamente coinvolgere e apprezziamo chiaramente le soluzioni e le interpretazioni di questo inatteso ed eterogeneo gruppo.
La prima e la quarta traccia non sono cover.
“Dream Baby Dream”, è dei Suicide. Anche Springsteen ci ha provato a farla ma questa versione è veramente una rivisitazione, una rilettura, un punto di vista diverso.
“Too Tough to Die” è di Martina Topley-Bird, voce di Tricky, esponente del Trip-Hop britannico. Questa versione prende quel loop ossessivo e gli conferisce nuova personalità , lo arricchisce, lo riempie di tonalità  che non aveva ingrassandolo e rendendolo gustosissimo.
“Accordion” è di Madvillain, roba rap undergroung, roba si di ottimo livello ma con niente di suonato che però qui è scomposta e ricomposta da musicisti veri e suonata mentre la figlia di Don Cherry la rende un rap-poetry con quello stile da poeta urbano di spoken-words metropolitano che ottimamente si sposa con atmosfere di jazz-avanguardia.
Ultima cosa da non perdere è la versione “avant-garde” di “Dirt” degli Stooges che neanche lo stesso Iggy Pop avrebbe saputo rivisitare così senza togliere niente alla potenza dell’originale e addirittura rafforzandola.

Dispiace che questo disco non ha e non avrà  storia, rimarrà  un’esperienza isolata e forse proprio questo ne lascerà  intatto il valore.

  • Website
  • BUY HERE
The Cherry Thing
[ Smalltown Superjazzz -2012]
Similar Artist: Ornette Coleman, Brad Mehldau
Rating:
1. Cashback
2. Dream Baby Dream
3. Too Tough to Die
4. Sudden Moment
5. Accordion
6. Golden Heart
7. Dirt
8. What Reason Could I Give