Indizi che, in via esemplificativa, possono trarsi dal nuovo album dei Cribs: la dipartita di Johnny Marr, l’arrivo in produzione di Dave Fridmann e Steve Albini e un’inarrestabile perdita d’ispirazione. Poco o nulla da aggiungere al ritorno musicale dei fratelli Jarman; “In The Belly Of The Brazen Bull” è un disco mediocre, altamente deficitario.
Composto da quattordici tracce e registrato tra New York, Londra e Chicago, è il disco che avrebbe dovuto garantire maturità . All’alba del quinto album, era lecito attendersi risultati ben diversi; ciò che di buono era stato prodotto in precedenza doveva essere garanzia di positività , ma il fatto che la dipartita di Johnny Marr non sia stata metabolizzata a dovere a questo punto risulta più che plausibile.
Concepito ambiziosamente e smaccatamente americano, il disco sembrava avviato verso uno stato di grazia con le prime quattro tracce, “Glitters like Gold” ““ “Come on Be A No One” ““ “Jaded Youth” ““ “Anna”. Sound grezzo, chitarre distorte, Lo- Fi delle origini, canzoni grintose, che colpiscono e convincono all’istante.
Ma lo spartiacque è dietro l’angolo e già dalla quinta traccia si delinea un solco incolmabile. è infatti inesorabile, la povertà d’idee e songwriting che accompagna il resto del lavoro. Un trascinarsi continuo, brano dopo brano, di un vacuo e ripetitivo calderone musicale a tratti irritante. L’energia delle prime canzoni riproposta e raffazzonata nella più grezza faciloneria. Si ha difficoltà nel riconoscere il confine tra una canzone e l’altra, si ha difficoltà nel percepire un qualsiasi stimolo musicale. Assenza di ritmo ed energia rifiniscono i contorni del disco, noia e confusione ne sanciscono la qualità scadente. 10 canzoni che si accartocciano su di loro, non lasciando traccia, senza pretese e fin troppo uguali a se stesse. Enorme rammarico, l’inizio esalta l’ascolto, lo svolgimento annoia. Assoluto candidato al peggior album del 2012.