Assistere ad uno show dei Liars non è assistere ad uno show “normale”. Sembrerà  la solita frase fatta, lo so, per cui mi spiego meglio. Mentre ad un concerto, che so, di Bon Iver, o degli Arcade Fire, o dei Wilco, puoi startene rilassato e goderti il tutto senza dover necessariamente conoscere tutti i pezzi, lasciandoti andare alle melodie e alla musicalità , ad un live dei Liars devi arrivare un minimo “preparato”. Altrimenti non ti raccapezzi più. Beninteso, non che Angus Andrew e soci non siano musicali, ma la loro straripante furia noise è qualcosa che corre il rischio (e in effetti è proprio quello il loro obiettivo) di sconvolgerti, di sovvertire l’idea di musica e di concerto che hai. Insomma, non puoi dire Beh, quasi quasi stasera vado a vedere come sono “‘sti Liars“…, altrimenti per te è finita, molte delle tue certezze sono destinate a vacillare.

E’ come andare incontro al tifone. Questo perchè il terzetto di base un po’ a New York e un po’ a Berlino, dopo un esordio noise-punk-funk in stile Gang of Four erosi da abrasioni Stooges, ha tirato fuori dischi come “They Were Wrong So We Drowned” o “Drum’s Not Dead” in cui a farla da padrone è una musica quasi primitiva e ancestrale scandita da un impianto ritmico devastante e da deliri chitarristici e vocali quantomeno destabilizzanti. Dopo l’album omonimo e “Sisterworld” (parzialmente più “easylistening” rispetto ai due succitati, anche se “easylistening” in questo caso è un aggettivo buono solo tenuto conto che parliamo dei Liars) arriva il palindromico “WIXIW”, dalla marcatissima impronta elettronica e da una maggiore apertura melodica. Ecco, l’avventore occasionale che l’altra sera si è presentato ai Magazzini Generali per la preview del Club To Club Festival 2012, coi pezzi di “WIXIW” si è raccapezzato. Si è raccapezzato con il groove di “Brats”, posta quasi in apertura, con gli arabeschi di “Octagon”, con l’electro-velluto di “No. 1 Against the Rush” e con i saliscendi synth di “WIXIW”. Ho i miei dubbi si sia raccapezzato invece con la tribalità  selvaggia e le linee vocali gelide di una “Let’s Not Wrestle, Mt. Heart Attack”, o con le schitarrate acide di una “Scarecrows On a Killer Slant”, o ancora con le invettive di una “We Fanced Other Houses With the Bones of Our Own” (queste ultime proposte in versione a dir poco incendiaria).

La verità  è che i Liars sono una delle poche band che nel corso degli anni non si è mai accontentata di incesellarsi in un genere particolare. Una grandissima band (tre grandi musicisti e polistrumentisti) avant: avant rock, avant punk, avant noise. Avant sempre e comunque, anche se questo significa (anzi, come accennavo prima, meglio se questo significa) destabilizzare l’ascoltatore: fu lo stesso spilungone frontman ad affermare “Se chi ci ascolta non rimane confuso, non abbiamo realizzato il nostro obiettivo”. E allora, tutti a studiare questi tre scienziati pazzi e a correre ad un loro live. E chi non ha studiato, venga pure incontro al tifone, chè una volta uscitone, vorrà  tornarci.

Credit Foto: flickr-user dddejan (Dejan Jovanović), CC BY 2.0, via Wikimedia Commons