“Animal Joy” uscito a inizio anno per Sub Pop aveva una copertina tenerissima. Due zampe (di un orso?) in primo piano fotografate in bianco e nero.
Erano già  10 punti a favore degli Shearwater, senza aver ascoltato il disco.

Questa al Covo era l’unica data del secondo tour in Italia, dopo l’uscita del disco, occasione imperdibile per chi, come me, se li era lasciati sfuggire al primo giro.
E le mie attese sono rimaste soddisfatte: il palco è stipato dai cinque ragazzotti di Austin, americanissimi nell’aspetto e un paio anche giovanissimi.
Sono la tipica band indie matura, che ha superato le vicissitudini adolescenziali e si lascia andare a celebrare le piccole gioie della vita attraverso musica felice senza tempo. Perchè quando sono sul palco trasudano allegria da tutti i pori e la trasmettono a tutto il pubblico che non può che rimanerne coinvolto.

Già  dal primo brano, è impossibile non sentire il fantasma degli Okkervil River nell’aria, la voce e il mood di Jonathan Meiburg è il filo rosso che li rende uno la diretta conseguenza dell’altro.
I singoli “Animal Joy” e “Immaculate” esplodono incontrastati tra le chicche della serata, ma la folla canta e balla come fossimo alla festa dell’ultimo giorno di scuola anche i brani meno noti del gruppo.
Ciliegina sulla torna, la chiusura di circa un’ora e mezza di live con la cover di un vecchio e bellissimo pezzo dei R.E.M. (band a cui sicuramente gli Shearwater sono debitori) “These days”.

Tirando le somme, un concerto per ricordarci che la musica rende spensierati.

Credit Foto: ScubaBeer, CC BY-SA 4.0, attraverso Wikimedia Commons