Don’t grow up, it’s a trap!

Crescere è una bella fregatura e te ne accorgi quando è già  successo. Quando realizzi che tutto quello che ti aveva preoccupato fino al giorno prima è diventato solo uno strano formicolio sulla pelle, che le cose che ti fanno tremare sono ben altre ed hanno un sapore molto più amaro. Essere giovani regala innocenza, sfrontarezza, peculiarità  sempre in bilico tra il pregio e il difetto che in musica spesso si traducono in capolavori. Quando una band invecchia arriva l’esperienza a tracciare una linea tra la mancanza di ispirazione e la classe, ma non sempre basta. Ci sono le eccezioni alla regola, ma per molti la maturità  è una trappola creativa difficile da superare. Gli I Am Kloot sono cresciuti in fretta nell’accezione meno negativa del termine, hanno inclinato la propria arte verso un’eleganza formale che non manca di sostanza, un po’ come gli Elbow hanno fatto sin dal primo disco. Non a caso “Let It All In” è prodotto da Guy Garvey e naviga a metà  strada tra innocenza, passione, eleganza e maturità .

Al centro di questo quadrilatero irregolare c’è un bel disco che sa emozionare e non si guarda troppo allo specchio, in un gioco che solo talvolta sfiora l’autocompiacimento. Forse l’esperienza aiuta a dosare gli ingredienti, il dato di fatto è che un album di belle canzoni per una durata di trentotto minuti scarsi dimostra che la band sa bene fin dove spingersi per lasciare in bocca un dolce retrogusto senza stufare. Come il sapore di un bacio che resta addosso giusto il tempo di costruirci attorno qualche ricordo che un giorno sarà  marchiato dalla nostalgia. Si tratta di un lavoro prettamente acustico come nel loro stile, tra romantiche ballate venate di folk inglese e momenti di pop elegante costruito da arrangiamenti più ricchi. Centrifuga ingenuo romanticismo e qualche dispiacere innaffiato in notti dal sapore alcolico. Uno dei dischi migliori degli I Am Kloot, probabilmente una band che sa come crescere senza perdere smalto, che sa essere matura e allo stesso tempo dolce come il più ingenuo dei romantici. C’è sempre tempo per crescere senza per forza dimenticarsi di essere vivi. In tal senso questo disco è un inno all’ottimismo.