Un disco vecchia maniera questo “FIDLAR” debutto omonimo della giovanissima band losangelina. Poco meno di quaranta minuti di musica. Quattordici brani su cui è compressa tanta rabbia e voglia di fare baldoria.
I FIDLAR (acronimo di Fuck It Dog, Life’s A Risk), scritto rigorosamente in maiuscolo (come a lasciare intendere di dover essere gridato), sono quattro giovani di Los Angeles che senza troppi fronzoli vanno dritti al punto confezionando un album che sembra uscire direttamente dalla vecchia scuola Punk.
Senza andare alla ricerca di un prodotto che si avvicini minimamente alla parola ‘perfezione’ i quattro dopo aver infilato i jack negli amplificatori e aver settato i volumi al massimo cominciano nella loro opera di radere al suolo qualsiasi cosa gli si presenti davanti. Abrasivi e dannatamente bastardi.

Scariche di sferragliate punk tra lattine di birra che volano e skate che sfrecciano alla velocità  della luce. Tre/quattro accordi che risvegliano l’adolescente che giace in noi. E poi grida (“Cheap Beer”, “White on White”, “Cocaine”), sing-along come se piovessero (“Whore”, “5 to 9”, “Wait for the Man”) e chitarre che sconfinano in territori surf(skate se preferite)-punk (“No Waves”, “Blackout Stout”, “Gimmie Something”). “FIDLAR” è un album chitarroso, come da tempo non siamo abituati a sentire. Dominato da un suono grezzo, ma ricercato. Attenzione grezzo, non lo-fi che è roba più da fighetti. Perfetti nella loro imperfezione i FIDLAR lasciano sconcertati per la loro potenza e contagiosità  (attenzione a non farvi prendere anche voi dalla voglia di spaccare tutto).

Zac, Brandon, Elvis e Max sono i tipici ragazzacci che nessuna madre vorrebbe far avvicinare alle proprie figlie, ma cui quest’ultime finiscono per cadere dritte ai piedi..bastardi e dannati..come si suol dire, no?

Photo: Drew de F Fawkes, CC BY 2.0, via Wikimedia Commons