Ascoltando il nuovo disco dei And So I Watch You From Afar si capiscono immediatamente due cose. La prima non è una novità : questo è il lavoro di ragazzi di Belfast che si capiscono al volo e adorano suonare insieme. Irlandesi dal passaporto facile che si divertono da matti a fare quello che fanno, legati da una complicità  oliata grazie a innumerevoli concerti in giro per il mondo. La seconda: non sempre gli addii sono eventi lacrimevoli, che causano infinita e totale tristezza. La decisione del chitarrista Tony Wright di lasciare la band nel 2011 è stata sicuramente dolorosa e sofferta, ma accettata serenamente dagli altri e quindi meno tragica di quanto avrebbe potuto essere.

Rory Friers, Johnny Adger e Chris Wee sono rimasti soli dunque ma non per molto. “All Hail Bright Futures” è il primo album creato interamente dal terzetto, con l’aggiunta di Niall Kennedy che nei live si occupa della chitarra lasciata libera da Wright. Una formula che funziona e non fa rimpiangere troppo il passato, in tutti i sensi. Il sound è e resta quello a cui gli ASIWYFA hanno abituato: voluminoso, corposo, con quelle chitarre trillanti messe in bella mostra e la batteria che le insegue per non farsi lasciare indietro. Un filo più rilassato rispetto a “Gangs”, sempre compatto ma più ricco, pensoso e stratificato. Non hanno mai avuto paura di sperimentare, Friers, Adger e Wee e anche in questo caso non si tirano indietro inserendo sezioni elettroniche sincopate e furiose come in “Big Things Do Remarkable”, archi e trombe. Ma in fondo sono sempre i soliti ASIWYFA, con le loro irresistibili parti cantate in coro (spesso poco più che ritornelli), i momenti seri e quelli giocosi. Le pazze trovate che ti fanno ricordare quanto sono matti, ironici, geniali, monumentali e lirici nelle epiche “The Stay Golden” e “Young Brave Minds”, che sembrano non finire mai.

“All Hail Bright Futures” è uno di quei dischi che scorrono via veloci, che sfuggono alle classiche analisi pazienti e certosine, traccia per traccia. Come tutti gli album dei And So I Watch You From Afar va visto e considerato nella sua totalità : un corpo unico, che si espande nelle orecchie e lentamente contagia tutto il resto. Magari non avrà  la cruda immediatezza degli esordi, ma del resto non si può avere sempre vent’anni o essere dei Party: Animals per tutta la vita. Rory, Johnny, Chris e il nuovo arrivato Niall sono cresciuti, si sono evoluti come capita a tutti noi. La loro musica riflette questi cambiamenti, ed è un gran bel sentire.