Il rock è morto, il rock non è morto… quanto inchiostro e fiato si sia sprecato per arrivare alla conclusione di questo dibattito è incalcolabile e come la maggior parte dei conflitti in cui le parti si trovano a fronteggiarsi su posizioni diametralmente opposte il vincitore stenta ad emergere. Tale digressione era necessaria per introdurre questa interessante band di Las Vegas. Ma veniamo a noi.

Gli Imagine Dragons, sembrano avere la prerogativa di porci un altro quesito, il dibattito infatti in questo caso non ha più come fulcro la dipartita della cara vecchia musica rock, ma la possibilità  di poter catalogare come tale, la musica di questi eclettici artisti capaci di creare unioni alchemiche di enorme potenziale servendosi dei generi più disparati.

La band infatti con invidiabile disinvoltura per un primo album (c’è da dire che è stato frutto di un lavoro di ben tre anni di produzione), riesce a dare vita ad un perfetto connubio di sonorità  come New e Dark Wave citando gruppi che negli anni ’80 le portarono al successo planetario, tra cui: Depeche Mode“, Joy Division e The Cure, ma allo stesso tempo con pezzi come “Underdog”, a seguire le orme di band attuali tra cui gli Wombats e in “Bleeding Out” addirittura ad assumere atmosfere che ricordano i preludi di uno dei più classici pezzi dei Pendulum.

La prima impressione che si ha ascoltando “Night Visions” è perciò quella di un album pensato per essere la colonna sonora di un film, grazie alla sua camaleontica capacità  di far convivere in se pezzi da hit come: “It’s Time”, “On Top Of The World” e “Demons”, e allo stesso tempo tenere fede al mood cupo dell’ album che a tratti ci riporta ai tempi di “Pornogrpahy” dei sopracitati The Cure.

Il rock è morto, il rock non è morto… io personalmente non so dare una risposta, ma di certo la buona musica è viva, e se è così è anche grazie agli Imagine Dragons.