Ha l’aria di essere una bella rimpatriata quella dei Red Hare, dove ognuno porta qualcosa e invita qualche amico. Shawn Brown alla voce (Dag Nasty, Swiz, Sweetbelly Freakdown, Jesuseater), Jason Farrell alla chitarra (Swiz, Bluetip, Sweetbelly Freakdown, Retisonic), Joe Gorelick alla batteria (Garden Variety, Retisonic, Bluetip), Dave “Eight” Stern al basso (Swiz, Sweetbelly Freakdown) sono parte del mondo musicale di Washington e dintorni da anni.

Frazione hardcore molto grintoso, molto muscolare e molto melodico, simile a quello di quei Dag Nasty che Brown conosce bene, visto che è stato il loro primo cantante e autore di buona parte del materiale poi utilizzato da Dave Smalley in “Can I Say”. Dietro il mixer siede un altro pezzetto di storia del Nord Ovest, J. Robbins (Jawbox, Channels), la Dischord di un certo signor Ian MacKaye si occupa della distribuzione, la cover art è opera di Adam Jones ovvero il chitarrista dei Tool. Un pedigree di tutto rispetto, e la musica non è da meno.

Ascoltando “Be Half”, “Snap” e “Hello Disaster” sembra di essere tornati ai tempi degli Embrace, dei One Last Wish, dei Rites Of Spring e di tutti quei gruppi della Revolution Summer che, stanchi della violenza distruttiva, cercavano di trasformare la propria rabbia in qualcosa di costruttivo. Da lì viene anche il basso prepotente e pigliatutto che va controcorrente e si impossessa di “Dialed In” e “Nites Of Midnite” (cantata da Jason Farrell). E’ energia positiva quella dei Red Hare, un’energia che nella liberatoria “Fuck Your Career” (per dire una cosa del genere in pieno 2013, con la crisi che avanza, ci vuol coraggio), in “Horace” e “Message To The Brick” ricorda quella dei primi Bad Brains.

Dimostrano di saperci fare, i Red Hare. Rielaborano i clichès dell’harDCore e del post-harDCore a modo loro, senza mai tirarsi indietro. Liberi dalla pericolosa malinconia che prende a volte gli amici che si ritrovano dopo tanto tempo e ricordano il passato. Un atteggiamento che odiano e contro cui si scagliano ferocemente a suon di: you only talk about how your life once tasted / post snapshots of a scene and how you once graced it (“Horace”). Guardano indietro per guardare avanti Brown e soci, senza lacrime e divertendosi un bel po’. Furiosi, incendiari, battaglieri, mai domi, sono qui per far presente a chiunque sia interessato che la rabbia (quella vera) non ha età  e non invecchia. Diventa solo più matura e consapevole.