Il 16 aprile scorso, Flying Lotus annunciava alla websfera tramite il proprio profilo Twitter che (cito testualmente) We are making this new fusion album now. Some hard cosmic experimental jazz. Not that cocktail lounge shit u been hearing lately. Si tratta del secondo album di Stephen Bruner aka Thundercat, e Steven Ellison usava il pronome soggetto “we” intendendo fra gli altri la Brainfeeder e lui stesso, che della suddetta etichetta è il boss.

Nel 2010, proprio Flying Lotus ci aveva stregato tutti col capolavoro “Cosmogramma”, all’interno del quale il produttore losangelino dava prova della sua immensa passione per il jazz (dopo tutto è il nipote di Alice Coltrane). A quel disco prendeva parte attivamente anche Stephen Bruner, con il suo basso fusion a sospingere la navicella del comandante Ellison verso i meandri di una galassia non ben identificata (Bruner prestava anche la sua ugola in “MmmHmm”).

A differenza del predecessore “The Golden Age of The Apocalypse” (uscito sempre su Brainfeeder), “Apocalypse” mostra una messa a fuoco maggiore, senza perdere tuttavia quell’inafferrabilità  di fondo che aveva reso “The Golden Age…” un disco valido ma non capace di insediarsi con prepotenza fra gli ascolti preferiti. Il Thundercat del 2013 è appena più pop, più accessibile, con l’aspetto strumentale (sublime come sempre il suo basso) messo parzialmente in secondo piano rispetto a quello lirico (e in tal senso il tema ricorrente nel disco è quello della perdita di una persona cara – l’amico Austin Peralta – e quindi la malinconia che ne scaturisce e il desiderio di ignoto), eppure sfuggente e pertanto incuriosente. Canzoni-canzoni si alternano a jam maggiormente evanescenti, ma il risultato finale è davvero un hard cosmic jazz fortemente venato di r’n’b e soul.

Laddove “The Golden Age…” metteva molta carne (succulenta) al fuoco, “Apocalypse” elimina il grasso in eccesso e il fumo annebbiatore, restituendoci uno di quei bocconi allo stesso tempo sazianti e portatori di nuovo appetito. Dare tempo a questo album se le papille uditive non esultano subito è doveroso.

Credit Foto: Quinn Dunziellas