I Clever Square vengono da Ravenna, ma hanno nel cuore l’America. L’avevano già  dimostrato in Aprile, quando è uscito il loro primo EP fisico “Ask The Oracle”, registrato in piena filosofia lo-fi, la stessa dei loro eroi: Guided By Voices, Sebadoh e Pavement.

“Natural Herbal Pills” è il primo lavoro sulla lunga distanza del quartetto di Ravenna, infatti ai due fondatori Giacomo D’Attorre (Chitarra e Voce) e Stefano Vespa (Basso) si sono aggiunti nel 2013, l’anno dei Clever, il batterista Stefano Bacchilegia e il chitarrista Mirko Montevecchi, e le aggiunte si sentono.

Prodotto dai Clever Square e Matteo Rossi presso il Seahorse Studio di Ravenna, “Natural Herbal Pills” suona potente, suona come dovrebbe suonare ogni disco con le chitarre: come se l’America fosse qui, a Ravenna, Bologna, Milano, e come se gli anni ’90 fossero adesso.
“Natural Herbal Pills” è uscito in formato cd in 300 esemplari in edizione limitata per Flying Kids Record il primo ottobre 2013.

I Clever Square nascono nel 2005 ed il vostro primo disco, Natural Herbal Pills, è uscito lo scorso anno, otto anni dopo. Quanto siete cambiati nell’approccio alla musica, ascoltata, scritta e suonata, in questo periodo?
Il nostro primo disco si chiama “Never trust yellow raspberries”, ed è uscito nel 2007, il nostro primo EP “Fuck up your life for me” è uscito l’anno prima. Tra il 2006 e oggi sono usciti 6 EP, uno split, e tre album, l’ultimo dei quali è appunto “Natural herbal pills”, stampato in 300 copie da Flying Kids Records.
Nessuno dei dischi precedenti è attualmente reperibile se non online, tranne “The waiting hours” (2011) che abbiamo ristampato recentemente su cassetta.
Io e Stefano (basso) abbiamo iniziato a suonare assieme nell’estate del 2005, praticamente grazie a “In the aeroplane over the sea” dei Neutral Milk Hotel, iL disco grazie a cui siamo diventati amici. Da lì ci siamo appassionati del collettivo Elephant 6, che è stata la nostra principale fonte d’ispirazione per tantissimo tempo.
Da allora a oggi siamo cambiati poco, anzi forse per niente”… Da inizio 2013 ci sono anche Mirko (seconda chitarra) e Stefano (batteria), quindi non siamo più in due, ma viviamo la musica sempre nello stesso modo in cui la vivevamo 9 anni fa, la scriviamo e la percepiamo esattamente come prima, solo che ora abbiamo anche le chitarre elettriche, quindi suona un po’ diversa”…

Vi rifate ad un immaginario che riporta aglli anni d’oro di Guided By Voices, Sebadoh e Pavement. Ma cos’altro influenza la musica dei Clever Square?
Un sacco di altra musica, la maggior parte della quale proveniente dagli Stati Uniti: è lì che abbiamo sempre trovato i nostri punti di riferimento.
Inizialmente magari eravamo più sul folk/pop (quindi appuntii Elephant 6, ma anche Eels, Elliott Smith“…), poi siamo passati a roba più “rock” come Sebadoh, GBV, Dinosaur Jr., e i soliti nomi che ci vengono accostati (con nostro grande piacere)”…
In realtà  penso che di stabile nel nostro “percorso artistico” (termine bruttino, ma non saprei come altro dirlo) non ci sia tanto un gruppo di riferimento, ma più che altro l’approccio e il “modo di suonare” che si rifà  alla tradizione americana anni 90, almeno come la concepiamo noi. Le nostre influenze non si limitano ai tre/quattro gruppi che vengono sempre citati quando si parla di noi, ascoltiamo di tutto, e su un sacco di cose non andiamo per niente d’accordo”…

Perchè il titolo Natural Herbal Pills?
E’ stata una scelta abbastanza casuale. Inizialmente era il titolo dell’ultimo pezzo dell’album, che poi è diventato “Medical Prescriptions”. Mi piaceva perchè suona un po’ come una mail di spam”…

Che rapporto avete con la vostra città , Ravenna?
Un rapporto conflittuale. Ravenna è una città  che amo, e dalla quale difficilmente riuscirei a staccarmi. Purtroppo penso che musicalmente abbia sempre meno da offrire, la “scena” non c’è più [parlo di band di Ravenna, non vuole essere una lamentela sulla mancanza di spazi per suonare perchè non è così] da un bel pezzo. Manca la gente che suona, non tanto gli spazi.

Com’è nata la vostra “storia” con l’etichetta Flying Kids Records?
Renato di FKR è un amico da tanti anni. L’etichetta è nata un paio di anni fa, e ci ha salvati da un momento molto difficile. Alla fine del 2012 eravamo rimasti senza batterista (dal 2010 al 2012 Enrico Ravaglioli) e abbiamo quasi pensato di fare basta. Un giorno Renato ci ha proposto di registrare un EP e un album, allora ci siamo rimboccati le maniche, abbiamo allargato la formazione (prima Stefano Bacchilega batteria, poi Mirko Montevecchi chitarra) e ci siamo dati da fare. Ora siamo più carichi di prima, gli dobbiamo molto.

Avete suonato di recente al Macao di Milano. Qual’è stato il vostro concerto migliore secondo il vostro parere fino a questo momento?
Macao è molto bello, ci siamo divertiti parecchio. In realtà  siamo stati abbastanza fortunati, a parte rari casi c’è sempre andata piuttosto bene. Se dovessi sceglierne uno penso di poter dire a nome di tutti e quattro che il concerto a Carbonia coi Castagna del 7/12/2013 sia stato tra i più divertenti di sempre.

Verrebbe naturale che con un attitudine come la vostra, sareste naturalmente proiettati ad una dimensione europea/internazionale. Con il vostro prossimo disco (a proposito, ci sono già  piani per nuove registrazioni?) puntate anche a questa prospettiva?
Magari sì, col prossimo disco proveremo anche a portare qualcosa fuori dall’Italia, se avremo i mezzi. Contiamo di registrarlo entro fine anno, in buona parte è già  pronto.

Se doveste indicare un progetto italiano che meriterebbe maggiore esposizione, chi indichereste?
L’anno scorso un amico mi ha fatto scoprire i Departure Ave., un gruppo romano che ha fatto un disco bellissimo di cui mi sono innamorato: “All the sunset in a cup” (dovrebbe esserci su bandcamp). Mi ricorda un sacco di robe belle che mi piacciono, e suona come se non venisse dall’Italia.
E poi gli Unhappy, che usciranno a breve per Flying Kids, e sono certo che saranno tra le cose più belle del 2014.

Foto di Davide Luslini