Mentre alla radio le note new wave e synth pop si diffondono grazie alla voce di Boy George che canta Miss Me Blind e It’s a Miracle, il primo ministro Margareth Tatcher non si fa scrupoli a gettare sulla strada oltre 20.000 lavoratori, impiegati nelle venti miniere disperse nello Yorkshire e nell’Inghilterra centrale.

E’ il 1984, Londra attraversa uno dei periodi più difficili dell’era thatcheriana: i minatori indicono il più lungo sciopero della storia ““ finirà  il 4 marzo 1985 ““ e i gruppi cosiddetti queer prendono coscienza della loro diversità  e rivendicano il diritto di rappresentanza. Tensioni sociali, marce, proteste, cortei e manifestazioni danno filo da torcere alle forze di polizia che reagiscono con arresti selvaggi e ingiustificati.
Una spirale senza via d’uscita? No, c’è spazio anche per la solidarietà , parola capace di unire due gruppi totalmente diversi: i minatori del Galles e il movimento LGBT, formato da gay, lesbiche, bisessuali e transgender.
Solidarietà  è la parola chiave di “Pride”, il film vincitore della Queer Palm al Festival di Cannes edizione 2014, che ha raccolto e continuerà  a raccogliere standing ovation tra il pubblico dei più e dei meno esperti di cinema.

In autentico stile inglese qual è, il regista Matthew Warchus confeziona un feel good movie ““ perfettamente in linea con i vari “Billy Elliot”, “Full Monty” e “Grazie signora Thatcher” ““ in grado di far riflettere su un pezzo di storia contemporanea, drammatico e fondamentale nella lotta per i diritti civili, con il sorriso e qualche lacrima qua e là .
LGBT è l’acronimo di Lesbian / Gay / Bisexual / Transgender: riconoscersi in ognuno di questi quattro gruppi in modo così marcato vuol dire uscire dalla condizione di queer ““ tradotto con strano, stravagante, eccentrico, dubbio ““ e acquistare una propria identità . E’ quello che fanno i membri fondatori di LGBT, tra cui spiccano il leader Mark, l’introverso Gethin, l’insicuro fotografo Joe, l’intrepida Steph e l’ex attore Jonathan.

Non è una conquista così scontata, visto che 30 anni dopo ancora c’è chi si ostina a dire Ehi, finocchio! e Brucerai all’inferno, chi nasconde la sua condizione di gay perchè vive in una “famiglia timorata di Dio”, chi sputa in faccia agli omosessuali o chi nega l’accesso ai transgender nei locali pubblici stile energumeno “sono macho solo io”.
E’ il problema della società  post-moderna: i gruppi che chiedono il riconoscimento sono ancora di più che negli anni Ottanta, la diversità  aumenta e la paura dell’altro cambia. Certo, c’è una maggiore tolleranza, ma è solo superficiale e, quando la crosta si stacca, il ripieno di ignoranza, meschinità  ed egoismo viene servito in una sola portata.
“Pride” non è solo solidarietà  e diritti da conquistare. Nel film ci sono anche la politica militante, l’impegno e la dedizione per la comunità , le proprie aspirazioni personali e di vita. La parabola della dolcissima ed energica Sian James, che da madre e moglie si laurea e diventa rappresentante in Parlamento del partito laburista per Swansea, è esemplare.

Si parla di libertà  e di lotta ai pregiudizi, si sfatano miti ““ su tutti il binomio divertentissimo lesbiche/vegetariane -, si fa un tuffo vintage nella musica degli Smiths e dei Culture Club nella scintillante cornice del Camden Electric Balloon, si conoscono abitudini, per nulla queer, dei gay, si impara ad amare ““ meravigliosa la relazione tra Gethin e Jonathan, si esce dal paesino sperduto e bigotto per andare a ritrovarsi nella grande e coloratissima parata gay del 29 giugno 1985 a Londra, guidata dai minatori gallesi e dagli appartenenti al LGBT. Ebbene, l’amicizia intelligente supera le differenze.
Un occhio al cast: risaputa e confermata la bravura dei “vecchi” Imelda Staunton, Bill Nighye Dominic West. Ma sono i giovani a fare la parte del leone: Ben Schnetzer, George MacKay e Faye Marsay sono i sorvegliati speciali delle prossime uscite al cinema.

Indie Top Ten, nona posizione
Rating:

Regia: Matthew Warchus
Produzione: Calamity Film
Sceneggiatura: Stephen Beresford
Fotografia: Tat Radcliffe
Montaggio: Melanie Olivier
Costumi: Charlotte Walter
Scenografie: Andrea Matheson ,Charlotte Walter, Mark Raggett
Colonna sonora: Christopher Nightingale
Cast: Bill Nighy, Dominic West, Andrew Scott, George MacKay, Ben Schnetzer, Imelda Staunton, Joseph Gilgun, Freddie Fox, Paddy Considine, Faye Marsay, Jessickah Cave
Durata: 117min