Daniel Martin-McCormick, in arte Ital, è un artista poliedrico che con le sue scelte ha fatto storcere il naso a molti. La versatilità lo ha portato a percorrere una strada tortuosa che parte da territori post punk, è stato cantante dei Black Eyes, e arriva alla techno dell’attuale progetto. Il passaggio non è avvenuto in maniera diretta visto che nel bel mezzo c’è stato l’interludio dei Mi Ami, gruppo indie decisamente orientato al synth pop.
La serie di Ep con la 100% Silk, parente stretta della Not Not Fun Records, ha poi fatto intendere una decisa virata verso il lato dance di Daniel. Con Il moniker Ital si è poi spostato ulteriormente in un ambiente diverso dal noise rock degli inizi.
Un campionatore a quattro uscite, una tastiera, alcuni effetti e un po’ di computer. Tali strumenti, prima estranei, sono le nuove valvole di chi se ne è bellamente fregato delle aspettative del suo pubblico.
In questo ultimo lavoro, chiamato Endgame ed uscito sotto la leggendaria Planet Mu di Mike Paradinas, l’approccio alla techno è molto diretto e personale. Il club non è una riproduzione fedele di quello prettamente europeo, berlinese o londinese che sia. La ricerca e le deviazioni dai canoni europei creano un suono non omogeneo che arriva dritto alla testa dell’ascoltatore, facendolo comunque muovere sul dancefloor. L’infrastruttura in alcuni punti è debole e quindi non riconoscibile mentre in altri momenti pare di riconoscere un Robert Hood che tende al rumore puro di Prurient.
L’iniziale “Relaxer” ti fionda immediatamente in un locale dalle luci soffuse dove il loop iniziale si dipana ruvido prima di deflagrare, lasciando a terra un misto di sudore e detriti musicali. “Endgame” accende la luce e una serie di percussioni si intersecano perfettamente nella base tech-house dandole dei toni cangianti. “Whispers In The Dark” pone in primo piano una techno concentrica in grado di stringere l’ascoltatore che viene accompagnato in un’altra dimensione per quasi otto minuti. Nella seconda parte “Beacon” e “White II” danno ulteriore profondità al disco di McCormick.
La prima è una traccia di techno dura e pura, filtrata e fatta decantare in un vasetto di brontolii sintetici quasi impercettibili. Il club si trasforma in bozzetto fantascientifico di James Graham Ballard, i sensi vengono meno e un momento prima del naturale cedimento parte il secondo pezzo. “White II” è un ottimo riassunto di questo “Endgame”. Cassa dritta via via sempre più distorta da un synth metallico che si scontra con un muro di rumore difficile da valicare. Solo dopo molti lividi, causati dal tentativo ripetuto di sfondare questa barriera, c’è tempo per bere in tranquillità un ultimo drink.
- Website
2. Endgame
3. Whispers In The Dark
4. Coagulate
5. Dancing
6. Concussion
7. Beacon
8. White II
9. Black Dust
10. Oche