#10) MURUBUTU
Gli Ammutinati del Bouncin’ (Ovvero Mirabolanti Avventure di Uomini e Mari)

[Mandibola/Irma]

La ricetta non è nuova: lo stesso Mariani è al terzo disco solista e ha sempre perseguito il connubio tra doppia acca e letteratura.

Se i lavori precedenti erano sì interessanti, ma spesso irrisolti e soprattutto poco coinvolgenti, questa volta il mix è perfetto: merito certamente dei numerosi ospiti, ma soprattutto un concept che permette a Murubutu d’imbastire paralleli storici esemplari e importanti riflessioni metalinguistiche.

#9) FLYING LOTUS
You’re Dead

[Warp]

LEGGI LA RECENSIONE

Non è mai stato uno tra i miei peoducer favoriti, ma poi FlyLo si presenta con un disco in cui convivono jazz e progressive-rock, hip-hop e fumetti manga, Salad Fingers e culti animistici: certamente anarchico e forse pure anacronistica, ma “You’re Dead” è una chiamata alle armi più efficace di qualsiasi film sull’occhialuto Peter Parker che si trasforma in Spider-Man.

Nerd di tutto il mondo unitevi!

#8) POPULOUS
Night Safari

[Bad Panda]

LEGGI LA RECENSIONE

Andrea Mangia non incideva roba nuova con il nome Popoulus dal 2008: in questi sei anni si è sviluppata una scena elettronica, tutta italiana, che pare averlo eletto nume tutelare. Ma Populous non ci sta a lasciarsi trasformare in un santino: “Night Safari” è la sua maniera per dire che è tornato, che è in forma splendida e che lui, alla vostra età , già  saltava i fossi per il lungo.

#7) LAMB
Backspace Unwind

[Strata Music]

LEGGI LA RECENSIONE

Bè, ci sono motivi personali e motivi oggettivi per cui i Lamb, a quasi vent’anni dallo storico e perfetto esordio, sono ancora in classifica: i primi non sto a spiegarveli, ma se pure “5” era in classifica questo lo merita ancora più e qui entrano in gioco i secondi, “5” era un ritorno e si faceva bastare lo stupore e la gioia di ritrovarsi, “Backspace Unwind” invece è insieme sublime come sempre, ma anche coraggiosamente curioso.

#6) EMA
Future’s Void

[City Slang]

LEGGI LA RECENSIONE

EMA è bionda, alta e molto bella; EMA ha fatto un disco rock che guarda al futuro e che non ha paura di confrontarsi con l’elettronica; EMA ha inciso una canzone su una figura mitica del gotico americano e un’altra su un capolavoro cyber-punk; EMA nelle interviste parla di ossessioni tecnologiche e degli stereotipi che la cultura di massa ci impone. Insomma EMA, vuoi sposarmi?

#5) CLAP! CLAP!
Tayi Bebba

[Black Acre]

Clap! Clap! è Cristiano Crisci e forse i più lo conoscono come Digi G’Alessio: “Tayi Bebba” si può considerare come il vero esordio del producer fiorentino, per il minutaggio e per l’ampio concept (che inventa un mito di fondazione per un’immaginaria isola africana).

Tra field-recordings e dinamiche bass-music il risultato è un viaggio spettacolare, la coronazione di un bellissimo percorso artistico: le cose belle, italiane, che tutto il mondo ci riconosce e invidia.

#4) TAYLOR MCFERRIN
Early Riser

[Brainfeeder]

Siamo in periodo natalizio ed è facile che in radio passino “Don’t Worry Be Happy” di Bobby McFerrin, forse uno dei più talentuosi cantanti jazz di sempre. Così talentuoso che pare aver trasmesso pure al figlio, all’esordio con questo “Early Riser”, un’abbondante dose di classe.

Taylor non lavora solo di voce come il padre (che anzi partecipa ad uno dei momenti più alti del disco), ma cura elettronica e strumenti ponendosi in quel crocevia tra black-music ed elettronica che già  da qualche anno è il campo preferito dalla Brainfeeder, label gestita da FlyLo: a differenza di quest’ultimo Taylor non si lancia in stramberie, ma preferisce una solida scrittura, spesso deliziosa, sempre indimenticabile.

#3) GHEMON
Orchidee

[Macro Beats]

Chiamatelo come volete: il disco suonato oppure il disco soul di Ghemon, ma la sostanza non cambia. Che questo fosse un approdo dovuto già  lo sapevamo, lo stesso rapper irpino ce lo aveva più volte anticipato nelle opere precedenti: quello che non potevamo sapere era che ne sarebbe uscito un disco perfetto, intento ed intelligente, suonato con grande perizia e cantato con personalità . Ciao Ghemon, fai ciò che vuoi: cantare o rappare, sei sempre il meglio.

#2) METRONOMY
Love Letters

[Because Music]

LEGGI LA RECENSIONE

Una delle band più interessanti degli ultimi dieci anni sfugge ogni hype e si concede un bel viaggio, intriso di nostalgia e gusto pop, nel passato: questo è “Love Letters”, quarto disco per i britannici Metronomy.

La definizione più calzante rimane però quella pescata in rete: tutte le volte che ascolto quest’opera, vorrei soltanto abbracciare Joseph Mount. Struggimenti e classe.

#1) FHLOSTON PARADIGM
Phoenix

[Hyperdub]

Se sul secondo gradino del podio si trova un disco, quello dei Metronomy, che guarda, con nostalgia, tenerezza e curiosità , al passato, al primo posto di questa classifica si piazza King Britt, con il suo esordio a nome Fhloston Paradigm: con un alias che cita direttamente Besson e “Il Quinto Elemento” è quasi inevitabile parlare di fantascienza e futuro. Anzi: afrofuturismo.

Uscito per Hyperdub, “The Phoenix” è un meraviglioso, enorme compendio di techno e black music: le quattordici tracce del disco vanno a disegnare un viaggio unico e irresistibile, che dall’Africa si spinge verso lo spazio cosmico e siderale, che alla potenze del groove aggiunge pure un gusto intellettuale e cerebrale mai sterile, ma ricco e ingegnoso.
Si parla spesso di capolavori, ma poche altre volte il termine è stato altrettanto calzante.