Inizia il 2015 e i Pond decidono di risalire sulla loro colorata e stralunata astronave in rotta di collisione permanente con il pianeta Terra. E’ passato un anno e mezzo da “Hobo Rocket” ma questo variegato e variopinto combo di australiani sembra proprio non voler mettere la testa a posto (per fortuna). “Man It Feels Like Space Again”, ovvero l’album numero sei che pronto lo era già  prima dell’uscita di “Hobo Rocket” e di cui è il gemello più strano e melodico, lo dimostra ampiamente.

Della serie: partono le prime note dell’eterea e ritmata “Waiting Around For Grace” e viene da pensare, col sorriso sulle labbra, che Nick Allbrook e soci in realtà  non siano mai atterrati nè abbiano alcuna intenzione di farlo. La loro concezione di spazio è sconclusionata e fumettistica, piena di alieni (“Zond”) e strane forme di vita (l’Elvis con la sua Flaming Star) da fare invidia alla famigerata Area 51. Musicalmente siamo sempre under the influence dei Tame Impala, dei Flaming Lips migliori e di chissà  quali sostanze chimiche e allucinogene grazie a cui i Pond raggiungono altezze siderali da far invidia a AstroSamantha riscoprendo di avere anche una vena malinconica molto anni sessanta (“Holding Out For You”, “Sitting Up On Our Crane”, l’ottima “Medicine Hat”).

Divertenti, intriganti e mai stanchi di sperimentare, gli australiani più pazzi dell’emisfero non rinnegano sè stessi insomma. Anzi, seminano scompiglio con altre nove tracce che profumano di polvere di stelle psichedeliche. Magari non arriveranno laddove mai nessuno è giunto prima, ma il viaggio è sicuramente interessante.