Vi evitiamo le supposizioni, le modalità  di lancio delle canzoni e le disquisizioni quasi scientifiche che vogliono classificare il nuovo lavoro di Aubrey Graham, meglio conosciuto come Drake. In una recensione parlano di contratti, retroscena e via dicendo solo quelli che nulla hanno da dire.
Mixtape o album poco importa, “If You’re Reading This It’s Too Late” conferma che il rap (americano) è l’unico genere capace di evolversi rimanendo a stretto contatto con la realtà .
Cambiano gli addendi, le implicazioni sociali vengono diluite – sono pochi a portare avanti discorsi politicamente impegnati – e il “ghetto” non è più il luogo naturale in cui crescere.
La nascita in condizioni normali, se non agiate, riflette una possibilità  di successo più trasversale ed una società  che cerca in ogni modo di rimuovere il conflitto. Ovviamente disinnescarlo completamente è impossibile e le contraddizioni trovano nuove vocazioni, i più bravi rifondano e guidano gli altri. Il 2015 si preannuncia un anno ricco e decisivo per misurare meglio la portata delle nuove generazioni: Kendrick Lamar, Frank Ocean, A$AP Rocky, Pusha T e gli altri hanno in programma LP freschi.
Il fatto è che ora ci troviamo davanti ad un Drake egocentrico e bravissimo nel guardarsi dentro. La produzione di Boi-1da, l’onnipresente Lil Wayne, PARTYNEXTDOOR e Travi$ Scott completano un quadretto sfumato. Una maggiore sperimentazione, irregolare e graffiante, è evidente a partire dal mini film che ha fatto da prequel al disco. Nulla a che vedere con la tendenza al bizzarro di Kanye, ma il salto di qualità  sublima il talento del canadese.

Partire da “Jungle” – il visual di 14 minuti di cui abbiamo accennato qui sopra – fornisce un quadro di senso ed una base alla musica.

It’s getting dark, quick “… It feels like anybody’s a target ““ you don’t know where it’s going to come from “… I’m drinking more, smoking more “… I’m not losing it, though. I’m just venting1

Una limousine, colori scuri che si ravvivano solo quando in un sogno Drake attraversa la nebbia per raggiungere chissà  quale luogo. Dopo aver visto tali frame appare evidente che “If You’re Reading This It’s Too Late” non sarà  un mixtape facile, ma un assedio continuo.
I dubbi, la fragilità  e l’ironia fuoriescono dai bordi e dagli steccati. Muri alzati da riferimenti altri, terreni in cui il fatalismo si lega al desiderio di riconoscimento.
E allora in “Legend” si può sentire che Oh my God, oh my God | If I die, I’m a legend | Oh my God, oh my God | If I die, I’m a legend. Dei fluidi tappeti sintetici, più scarni e scuri, lasciano qui il posto alla voce. Un flow che declama la leggenda, la morte e le battaglie di tutti i giorni tra macchine costose e gite in Texas. Il fucile introduce una lunga riflessione sui nemici – assedio puro – che non abbattono l’artista. “Energy”, con il suo ritornello magnetico, ricaccia l’odio e la melodia malinconica riporta a galla esagerazioni di potenza. I got high hopes for you niggas, we gon’ see | I got money in the courts so all my niggas are free| Bout to call your ass a Uber, I got somewhere to be.
“10 Bands” e i clichè sul l’essere un rapper, i soldi e il rapporto con essi. Il mood del beat prosegue in un quieto movimento. Autogestione e stress da prestazione (starsene sveglio notti intere a comporre), la consapevolezza che il 2015 sarà  un anno immenso per la scena.
I can tell you not a rapper | Tryna sell these story I don’t even open up the package | Who you with? What you claim?
I’m still awake, I gotta shine this year | I could never ever let the streets down | Haven’t left the condo for a week now

L’intro chiacchierone di “Know Yourself”, l’horn finale ed una sorta di carillon sintetico preso per mano da bassi rinsecchiti. Una vera e propria macchina di beat che scavano in profondità , il solito contrasto sentimentale tra alto e basso.
I’m turnin’ into a nigga that thinks about money and women | Like 24/7, that’s where my life took me | They so irrational, they don’t wanna patch it up | They wanna mash it up, woah.
L’incertezza totale si ritrova in “No Tellin'”, con onestà  si spiega che ci sono ancora molte cose nella vita su cui essere incerto. Come andrà  a finire non lo sa nessuno.
Yeah, I stay up late at night, thinkin’ ‘bout my life | Want a lot, will I get it all? Ain’t no tellin’
| Ain’t no tellin’, yeah, ain’t no tellin’ | Yeah, no tellin’, ain’t no tellin’

Rimbombo costante e rumore stringente fino all’apertura quieta in un buio totale, amico dei bassi. I riferimenti a Toronto – I’m the real 6 God boy – e il senso di appartenenza.
“Star 67” si apre con un sample di Lil Wayne infuriato, prosegue nella nebbia tra telefoni che squillano a vuoto e sintetizzatori ubriachi. Le linee di batterie paiono arrivare da un feat. con i Salem, trio perno della bolla witch house. La dilatazione accoglie una voce ferma, Drake vuole dimenticare le persone false. In caso di chiamata lui non sarà  in contatto, il *67 quando precede un numero telefonico lo rende sconosciuto. (We’re sorry, you have reached a number that has been disconnected or is no longer in service)

Se la collaborazione con PARTYNEXTDOOR è più luminosa, quella con Lil Wayne in “Used To” ci conferma il ruolo raggiunto dalla sua voce nasale from New Orleans. Chi avrebbe potuto immaginare dieci anni fa che Lil sarebbe diventato così centrale?
La seconda parte continua sulla stessa falsariga: “Now & Forever” e i suoi cori lontani tra battiti metallici; “You & 6” intensa nella lettera aperta alla madre. Having conversations with mama, man my life is a mess | Ain’t been returning the texts, so she been reading the press | She got google alerts, them shits go straight to her phone | She worry bout me from home, you know she raised me alone.
Drake che rimane solo in un mercoledì notte (“Wednesday Night Interlude) e duetta con Travi$ Scott in “Company” per finire alle 18 a New York.

Questa è l’unica musica che attualmente riesce ad essere radicale, pur smarrendo il clima culturale di battaglia sociale presente trent’anni fa. Il rap e lo star system continuano a rivisitarsi vicendevolmente, i talenti riscrivono le regole e noi non possiamo fare altro se non essere ricettivi e con le orecchie drizzate.