La copertina è spartana. Essenziale. Strano gioco quello degli Alabama Shakes, chiamare il secondo disco “Sound & Color” e poi fare una copertina così, in bianco e nero, che fa tanto Joy Division. Non è l’unica novità  per Brittany Howard e soci che, dopo il successo inaspettato del debutto “Boys & Girls”, si sono ritrovati catapultati nelle radio e negli show televisivi di mezza America. Avrebbero potuto fare tranquillamente un “Boys & Girls” parte seconda e nessuno avrebbe avuto di che lamentarsi. Invece hanno deciso di cambiare le carte in tavola, sperimentando soluzioni nuove.

Parlando di “Sound & Color” Brittany Howard ha detto che è un album ribelle, ambizioso e dallo spirito molto punk. Ribelle lo è di sicuro. Ambizioso pure. A farla da padrone, oggi come qualche anno fa, è la voce di Miss Howard. Potente, sicura, dal gusto molto Motown, trascina i compagni d’avventura Heath Fogg, Zac Cockrell, Steve Johnson e i due tastieristi Ben Tanner e Paul Horton un po’ dove vuole. E’ Brittany la star dello show e sembra godersela un mondo. Di personalità  ne ha da vendere e pare sempre più a suo agio nel ruolo di frontwoman, sia quando tira fuori il suo lato più à  la Prince (funky in “Don’t Wanna Fight”, sperimentale in “Sound & Color”) sia quando preferisce torch songs in pieno stile Marvin Gaye (“This Feeling”) o decide di alzare il ritmo di brutto (“Gimme All Your Love”, “Miss You”) in un crescendo devastante come poche prima di lei hanno potuto e saputo fare. E fin qui nulla di nuovo.

Ma “Sound & Color” ha anche un’anima diversa, più avventurosa, irrequieta. Quella venata di rock elettronico di “The Greatest”, quella meticcia dell’incredibile “Gemini” e di “Future People” che mischiano con un gusto tutto particolare un pizzico di funk e di psichedelia. Pezzi che risaltano ancora di più se messi a confronto con il soul che profuma di Erykah Badu (“Over My Head”), il southern rock d’annata (“Dunes”, “Shoegaze”) e gli omaggi a Curtis Mayfield (“Guess Who”). Cambiano, si evolvono gli Alabama Shakes, sorprendono con arrangiamenti molto più complessi di prima (violini, timpani, vibrafoni) restando comunque orecchiabili. “Sound & Color” non ha l’uniformità  di suono di “Boys & Girls” nè la sua immediatezza. E’ il classico secondo album interessante che molte band vorrebbero fare ma che poche possono dire di aver portato a casa. Gli Alabama Shakes interessanti e curiosi riescono sicuramente a esserlo, omaggiando il passato con uno stile ben più moderno. Se le vendite e le classifiche gli daranno ragione anche stavolta si vedrà .