FFS ovvero Franz Ferdinand + Sparks (Russel Mael che canta e Ron Mael che compone). Loro però preferiscono essere chiamati For Fuck’s Sake. Che tradotto in italiano più o meno vuol dire: e che cazzo. Un nome così potevano inventarselo solo dei buontemponi come i Ferdinand spalleggiati da quei gran mattacchioni degli Sparks, per il loro primo album insieme. “FFS” non somiglia nè alle sparate alt rock dei Ferdinand nè a una delle tante versioni di sè stessi che gli Sparks si sono inventati nei loro ormai quaranta anni di onorata carriera sempre controcorrente, sempre in bilico tra pop, dance, glam e dolcetto scherzetto di Halloween. E’ un misto di entrambe le cose e qualcosa di diverso allo stesso tempo. Divertente. Pazzo. Teatrale. Surreale. Come un film di Mel Brooks. Ed è frutto di un vero lavoro di squadra. Tanto per capirci: non è che Alex Kapranos e i fratelli Mael hanno preso qualche b side del passato e vediamo un po’ l’effetto che fa.

Le canzoni di “FFS” le hanno create insieme, tutti suonano tutto anche se in realtà  non erano mai nello stesso posto: i Ferdinand in Scozia, gli Sparks in America. Ma nel mondo digitale di oggi le miglia non contano granchè, in amore e in musica. E “FFS” degli FFS sembra proprio una love story tra due band che si sono conosciute (nel 2005), studiate, corteggiate a lungo prima di fare il grande passo. Questo album avrebbe potuto uscire qualche anno fa, se i Franz Ferdinand non fossero stati impegnati a registrare o in tour. Invece esce oggi per la Domino ed è un bene. Perchè gli FFS mettono su un gran bello spettacolo fatto di ritmi dance anni ottanta, vitalità  glam pop, senso dell’umorismo macabro e ironia. Ai Franz Ferdinand gli Sparks sono sempre piaciuti e si sente. Kapranos spesso sembra ingaggiare una vera e propria gara vocale col suo idolo Russel Mael, a suon di falsetti che si rincorrono, tastiere svolazzanti e intricati giochi di parole.

S’inventano delle gran belle storie, dei gran bei personaggi gli FFS. Si ride e tanto, ascoltando i quadretti comici di “Police Encounters”, “The Man Without A Tan” e “The Power Couple” (chissà  chi l’avrà  ispirata). “FFS” sembra un vaudeville e come tutti i vaudeville ha anche momenti eleganti e drammatici (tipo “Little Guy From The Suburbs” o “A Violent Death”) ma niente di troppo triste. Un disco scoppiettante quello uscito dalle menti perverse di Alex Kapranos, Bob Hardy, Nick McCarthy, Paul Thomson, Russel e Ron Mael. Un disco che strappa più di un sorriso e si ascolta con gran piacere. I Franz Ferdinand tornano a divertire come non facevano da tempo e gli Sparks dimostrano che essere creativi fa restare giovani, ma giovani sul serio. “FFS” insomma è un esperimento che poteva finire male, invece è riuscito proprio bene. E gli FFS ci scherzano su in “Collaborations Don’t Work”, dove Kapranos e Russel Mael fanno pure finta di litigare con risultati veramente comici. “Collaborations Don’t Work”? Che bugiardi!