Dopo l’esordio “The Year of Hibernation” del 2011 e “Wondrous Bughouse” del 2013, arriva il nuovo disco di Youth Lagoon, il progetto di Trevor Powers.
“Savage Hills Ballroom” è il terzo LP in quattro anni di carriera, in uscita per la Fat Possum Records. 10 tracce che si muovono tra melodie struggenti, groove iperattivi e sonorità  acide.

Inutile girarci intorno: la potenza interpretativa di Powers è il marchio del progetto, l’elemento con cui garantisce a Youth Lagoon – e anche a noi stessi – che il risultato sarà  di indubbio effetto emotivo, senza trascurare affatto la qualità  artistica.
La sua voce è inconfondibile, così esile e a tratti spezzata, che fa venire i brividi quando arriva il momento di cantare delicatamente, quasi sussurrando, come nel brano d’apertura “Officer Telephone”, in cui vengono mostrate le due facce della stessa medaglia in poco più di 3 minuti: la tradizione melodica da una parte, rappresentata dal pianoforte e dalle chitarre, e l’innovazione dell’elettronica dall’altra, con gli effetti iperbolici e la spinta della drum machine.
è soltanto l’inizio.
L’anteprima non era passata inosservata, con i singoli “The Knower”, sperimentale ma non indelebile, e “Highway Patrol Stun Gun” che invece è senza dubbio uno dei momenti migliori dell’album, con una melodia semplice ma penetrante, da cui è impossibile liberarsi.
“Free me” è un brano altrettanto tagliato per essere un singolo, impeccabile sotto ogni punto di vista, aiutato da liriche argute e un refrain martellante.
La tradizione e i nuovi suoni si rincorrono, si danno il cambio per un risultato perfettamente equilibrato e affascinante all’ascolto. Un crossover tra pathos e ritmi incalzanti, caratterizzato da cambi di scena con dinamiche che vanno dai vuoti più profondi alle piene sonore quasi difficili da contenere. Ascoltiamo ad esempio “Again”, “No One Can Tell”, dove comandano i sintetizzatori, ma anche “Rotten Human”, evidentemente il filo rosso che collega questo album ai due precedenti, in particolare per quanto riguarda il lavoro sulle liriche.
Tra le altre perle ci sono le due strumentali, belle da lasciare sbalorditi, esempi del migliore post rock in circolazione. Così “X-Ray”, che chiude l’album con un sibilo di feedback, e “Doll’s Estate”, suggestiva e filmica, con quel pianoforte irresistibile inondato da un mare di effetti che ritorna anche in “Kerry”, la ballata sicuramente più solare di tutto il disco.

Questo disco non cade lontano dall’albero, ed è più una conferma che una novità  assoluta, a dimostrazione che Youth Lagoon è un progetto concreto in continua maturazione. “Savage Hills Ballroom” arriva un po’ come la sintesi tra i primi due lavori, legati entrambi a tematiche che andavano dal disturbo psichico alla spiritualità , conservando gli elementi che ci hanno fatto apprezzare il lavoro di Powers a partire dal debutto. Un disco intimo ma da condividere, costruito secondo precise e mai scontate scelte artistiche, seminato da gemme di drone music, curato nei dettagli della produzione e confezionato con la voce unica di Trevor Powers.