Compie vent’anni l’omonimo primo album dei Garbage, che nell’agosto 1995 permise loro di affermarsi nella scena musicale grazie al suo mix di sfrontatezza e aggressività  senza rinunciare però a un’accattivante raffinatezza e ricercatezza, risultando uno degli album d’esordio più importanti e riusciti di quel decennio.

“Garbage” suonava solido, trasgressivo, raccontando tutti gli elementi che avrebbero poi caratterizzato poi il gruppo permettendogli negli anni di affermarsi come uno delle band di punta di quel filone alternative rock tanto ibrido che dettava regole in quegli anni. Shirley Manson, bellissima, trasudava intelligenza e belligeranza, quale a voler costantemente affermarsi in un contesto musicale in cui le donne forti a cui lei stessa si rifaceva citando spesso Patty Smith e soprattutto Chrissie Hynde dei Pretenders, sembravano scomparse.

Dell’album di vent’anni fa resta quindi l’energia innanzitutto, riuscendo ad invecchiare incredibilmente bene. I dodici pezzi contenuti suonano ancora benissimo, ed è impossibile non lasciarsi galvanizzare dall’intera scaletta, che si apre con Supervixien seguita da “Queer”, quest’ultimo assieme poi a “Stupid Girl”, sicuramente i pezzi emblema dell’album. Ovviamente vi è spazio per pezzi più malinconici, dal sottoscritto preferiti, come la splendida “A Stroke of Luck” e soprattutto “Milk” (best track) che chiude(va) l’album.

Ma cosa offre quest’edizione ventennale? “Garbage 20th Anniversary Deluxe Edition” propone un inserimento di ben 9 pezzi. Non tracce inedite, ma per lo più b-side che accompagnarono l’uscita dei vari singoli dell’album originale. Sono pezzi che avrebbero meritato forse maggior attenzione, come la conturbante “Sleep” e l’elettronica “Alien Sex Fiend”, che arrivano quindi a completare senza alterare il lavoro originale presente nella prima versione di Garbage.

Un album per i fan? Una trovata commerciale? Entrambe le cose forse, ma anche e soprattutto un’occasione per gli ascoltatori più giovani che si sono persi gli anni di fuoco in cui Garbage esordì, per ascoltare un album che non solo è invecchiato dannatamente bene, ma che a quanto pare più ancora dire tanto ed esser apprezzato più della stragrande maggioranza di uscite simili o non che il mercato musicale odierno propone.

Photo: Joseph Cultice