Il 2010 ce lo aveva fatto conoscere come una parabola consistente, un nuovo clown alt-pop che provava a svernare il panorama un pochettino liso dell’underground internazionale, ma più precisamente quello americano. E l’operazione è riuscita alla grande “Kill your attitude”, “Lover” ma il fatidico “terzo” disco, quello del rafforzamento che aspetta ogni giovane artista alla “vera grande prova di creatività ” non si fa attendere, e dopo cinque anni eccolo qua con Double Down il disco che effettivamente schiarisce e affossa ogni aspettativa circa un benevole tris.

L’artista newyorkese Darwin Deez, in queste undici tracce, cerca di ricollocare la sua figura hipster, il proprio background alternative e quella follia sghemba degli esordi, e per un certo logico senso pare starci dentro, ma appunto pare, dopo pochi turn stereo il sentore di vuoto a rendere prende possesso della ragione d’ascolto, e orientarsi verso qualcosa d’altro da ascoltare prende mano e testa.

Una prevedibilità  e una altrettanto debole idea pervade il tutto, una tracklist che si perde immediatamente tra mille altri ascolti, e ciò fa pensare che l’artista abbia ““ anzitempo ““ già  esaurito tutto l’esauribile. Fatta eccezione per il funk convesso “Lover”, il rock convulso “Rated R” o le atmosfere clubbing di “The other side”, il resto è “marmaglia” senza capo nè coda. Avanti un altro!