Difficile non lasciarsi trasportare dall’atmosfera di “How to erase a plot”, disco d’erordio di Armaud, progetto musicale di Paola Fecarotta qui affiancata da Marco Bonini e Federico Leo. Un album tutt’altro che scontato, considerando la “prova prima”: vi è la volontà  di creare qualcosa di nuovo, molto internazionale, in cui le scelte non sono prese certamente per semplicità  di realizzazione o con il fine di puntare al grande pubblico, fortunatamente mancando della pretenziosità  che avrebbe sfociato in qualcosa di macchinoso o artefatto.

Un disco dream pop piuttosto esplicito, chiaro, coinciso. Il disco non richiede grande impegno d’ascolto, quasi fosse una colonna sonora di una malinconica giornata di pioggia autunnale, ma questa mancanza di richiesta d’impegno da parte di chi ascolta non va interpretato necessariamente come mancanza di profondità  dei pezzi, non di tutti almeno.

Si respira una grande conoscenza del genere a cui si rifà  e nel susseguirsi dei vari pezzi è difficile non rimandare a Julee Cruise o Elisabeth Fraser (scomodando le grandi) o ritrovare molte assonanze con gruppi come i Daughter gli XX o addirittura i Chromatics, o con la regina incontrastata del dream pop Marissa Nadler, portando How to erase a plot a essere considerato più di un semplice funzionale collage di elementi conosciuti fatto di rimandi, ma qualcosa da cui, nonostante la linearità  del susseguirsi dei vari pezzi, emerge un grande studio e impegno nella realizzazione.

Sebbene non raggiunga mai picchi d’eccellenza, pezzi come “BK” e “Common Prayer”, così come lo stesso “How to erase a plot” che dà  il nome all’album, risultano davvero notevoli, e non possono passare inascoltati, in quello che si può tranquillamente un esordio estremamente riuscito, che manca di quella maturità  e varietà  che sicuramente in alcuni passaggi avrebbero giovato, ma risultando assolutamente interessante nel suo genere, soprattutto in Italia.