#10) EZRA FURMAN
Perpetual Motion People
[Bella Union]

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Il rock’n’roll come dovrebbe essere oggi, divertente, sfrontato, colorato: Ezra Furman non inventa nulla di nuovo ma mette in musica tutto il suo mondo eccentrico e vitale, centrifugando in tredici composizioni di rara freschezza Bowie, Lou Reed, Violent Femmes: il classico disco da cantare in auto a squarciagola con il braccio fuori dal finestrino a battere il tempo sullo sportello.

#9) SCISMA
Mr. Newman

[Woodworm]

Lo ammetto, la mia è una scelta sopratutto di cuore, mai ho rimpianto e atteso tanto un gruppo italiano, si tratta solo di un EP ed a tratti fa pensare più ad un “Paolo Benvegnù feat Sara Mazo & co.” che a un nuovo album della band lombarda ma basta a sfamare la mia atavica fame di Scisma, inoltre “Musica elementare” e “Darling, darling” sono dei pezzi da urlo

#8) NEW ORDER
Music complete

[Mute/Self]

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Non sono mai stato un fan dei New Order e ho sempre trovato piatta e inespressiva la voce di Bernard Sumner, aggiungeteci poi che il primo singolo tratto da “Music Complete” (Restless) mi era sembrato assolutamente scontato e scialbo e vi chiederete come mai questo disco sia rientrato nella mia top ten del 2015: se ci è riuscito è soprattutto in virtù del fatto che contiene almeno sette brani enormi, “People on the high line” su tutti, capaci coniugare dance e rock come tanti ragazzini non sono assolutamente capaci di fare oggi, una bella lezione da parte di un gruppo di vecchietti, non c’è che dire.

#7) CHEMICAL BROTHERS
Born in echoes

[Virgin]

St. Vincent), “EML ritual” e, signore e signori, l’immensa “Wide Open” che sembra essere uscita dritta dritta da quel capolavoro intitolato “Neon Golden” dei Notwist, nel quale il caro Beck ci mette assolutamente del suo per quella che a mio avviso è la più bella canzone del 2015.

#6) HUGO RACE & TRUE TRUE SPIRIT
The Spirit

[Glitterhouse]

Eccolo di nuovo, trent’anni di carriera e non sentirli, Hugo Race il bluesman maledetto proveniente dall’Australia alle prese con l’ennesimo grande album di rock psichedelico misto a canzone d’autore: “The Spirit” vede il ritorno sulle scene dei True Spirit al fianco del nostro per un disco che accantona momentaneamente certe sperimentazioni del recente passato per riproporre le atmosfere torbide e cupe dei lavori migliori, Hugo Race come il classico buon vino migliora con gli anni e non tradisce mai.

#5) SUN KIL MOON
Universal Themes
[Caldo Verde]

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Dopo “Benji” Mark Kozelek decide di prenderci in giro intitolando “Temi Universali” un album in cui in estrema sintesi ci parla semplicemente dei cazzi suoi e di quello che gli è accaduto nell’ultimo anno, con quella voce eternamente nauseata dalla vita e quello scazzo misto a poesia che lo rendono il nostro slacker preferito e no, di sentirlo blaterare, insultare e lamentarsi io non mi stanco mai.

#4) SISKIYOU
Nervous

[Constellation]

Sorpresa dell’anno insieme ai Viet Cong, i canadesi Siskiyou pubblicano il loro terzo album e sembra di ascoltare una versione oscura e notturna degli Arcade Fire, “Nervous” è un disco folk rock vagamente gotico con forti richiami a Shins, Pixies e Modest Mouse, un gruppo da seguire aspettando che esploda definitivamente.

#3) EL VY
Return To The Moon

[4AD]

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Semplicemente la voce più importante della mia vita alle prese con una manciata di canzoni pop rock, nulla di strascendentale ma i brani funzionano alla grande(su tutte la titletrack, la filastrocca di “Paul is Alive” e ” Need a friend”) e non smetto di cantarli in macchina da tre mesi a questa parte, punto.

#2) VIET CONG
Viet Cong
[Jagjaguwar]

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Per molto tempo l’esordio dei Viet Cong è stato in testa alle mie preferenze, questo è il disco che ho cercato per molto tempo: ok post punk, new wave e post rock ma qui ,sotto tutto il magma di chitarre distorte, ci sono soprattutto delle grandi canzoni (Paul Banks darebbe un braccio per scrivere un pezzo come “Silhouettes”), capaci di entrarti in testa e di rimanerci più che in altri lavori di gruppi che si muovono nello stesso ambito.

La sensazione è che ne vedremo delle belle e che questo sia solo il primo tassello di una carriera importante.

#1) SUFJAN STEVENS
Carrie & Lowell

[Asthmatic Kitty]

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“Carrie & Lowell” è la storia di un abbandono, di un gesto d’amore da parte di chi temeva di ferire ciò che più amava e per questo ha deciso di allontanarlo da sè, Sufjan Stevens ci racconta tutto questo senza piaggeria, per dare finalmente la giusta dimensione ad una dolorosa vicenda personale.

Ogni volta che ascolto queste canzoni immagino di essere seduto di fronte al loro autore che le esegue solo per me, incapace di proferire parola pur avendo mille cose da dire, perchè forse il silenzio è l’unica cosa che si può tributare a queste canzoni, composizioni piene d’amore e malinconia come un abbraccio dato ad una persona cara che non vediamo da tempo e che sappiamo già  che non rivedremo mai più.