BEST_OF_2015_serie (1)

JUSTIFIED
6^ Stagione

“Justified” ha avuto il pregio di procedere sotto traccia, costruendo personaggi granitici e storie solidissime senza puntare particolarmente al cliffhanger o al colpo di scena. La provincia bifolca americana, una patina di polvere da western contemporaneo, pallottole ed una violenza mai troppo marcata.

Anche il finale di serie smussa gli angoli senza esagerare, con la giusta misura e una grandissima eleganza. Raylan Givens (Timothy Oliphant) uno dei migliori protagonisti di sempre, Boyd Crowder (Walton Goggins) una delle nemesi meglio riuscite. Mancherà , ance se la sensazione forte è quella che anche la fine sia arrivata nel momento perfetto per chiudere la scena.
(Enrico “Sachiel” Amendola)

HALT & CATCH FIRE
2^ Stagione

Prosegue il miracolo di questo piccolo gioiello capace di rendere appassionante un argomento sulla carta mortalmente noioso: la “guerra” tecnologica dei primi personal computer negli anni ’80. Ne viene fuori una seconda stagione ancora più passionale, col quel gusto “retro pop a 8 bit” che ne caratterizza ancor di più lo stile.

Personaggi ben costruiti con i quali si riesce ad entrare facilmente in sintonia a parte Gordon che, a differenza della prima stagione, diventa un peso per gli altri protagonisti e forse anche per le vicende narrate. Un peccato comunque veniale all’interno di un prodotto eccellente. La scrittura è ancora più godibile; fruibile anche per quelli che a stento sanno accendere un computer, perchè gli avvenimenti narrati sono soltanto una solida base per costruire i rapporti tra i personaggi. Non vediamo l’ora di goderci la terza stagione già  ufficialmente annunciata per il 2016.
(Enrico “Sachiel” Amendola)

BANSHEE
3^ Stagione

“Banshee” è una mia perversione. Mia e di molti altri che la hanno apprezzata. Non la si guarda per la qualità  della trama, quasi scritta a caso. Non la si guarda per la credibilità , visto che è una delle cose meno credibili in circolazione. Non la si guarda per il backround dei personaggi, comunque ben caratterizzati. La si guarda per i bagni di sangue, gli infiniti combattimenti, le scene di sesso e per il divertimento puro.

E’ un infinito carrozzone di buoni e cattivi, difficilmente distinguibili tra loro, scazzottate, sangue, sesso e pallottole. Irresistibile se come me siete cresciuti con le serie tv degli anni ’80 e ai tempi avreste voluto vedere esattamente questa cosa. Il coronamento di desideri adolescenziali visti con gli occhi di un adulto.
(Enrico “Sachiel” Amendola)

DAREDEVIL
1^ Stagione

Uno dei migliori prodotti Marvel visti negli ultimi anni sugli schermi, piccoli o grandi che siano. C’è sempre un gap difficilmente colmabile tra linguaggio dei fumetti e linguaggio cinematografico, per cui la maggior parte di questi prodotti fallisce almeno parzialmente. Daredevil è un personaggio controverso, non vedente e cattolico, una materia abbastanza scottante trattata con competenza e coerenza.

Personaggi riusciti, un villan, Wilson Fisk, magistralmente interpretato da Vincent D’onofrio ed una scrittura agile. Menzione speciale per le splendide scene di combattimento, altro fiore all’occhiello di una produzione eccellente. Netflix conferma come una scelta vincente il proprio sodalizio con la Marvel.
(Enrico “Sachiel” Amendola)

HOUSE OF CARDS
3^ Stagione

Frank Underwood non è invulnerabile! Ebbene sì, dopo che la seconda (altalenante) stagione ci aveva fatto venire molti dubbi sull’onnipotenza del presidente degli Stati Uniti d’America, iniziamo a scoprire che anche lui ha le sue debolezze, non ha sempre la risposta pronta per tutto e la soluzione per ogni problema.
è proprio questo uno dei punti che fa splendere la terza stagione di “House of Cards”, la vulnerabilità  dell’uomo più potente del mondo, che fatica a difendere il suo castello di carte dai molteplici attacchi che gli arrivano.

Nuova linfa arriva poi dal maggior coinvolgimento di Claire, una figura complessa e tormentata che sembra sempre più il grimaldello per scassinare il portone della fortezza di Frank, le cui fondamenta vengono scosse brutalmente da quel “It’s you that’s not enough” pronunciato dalla moglie alla fine dell’ultima puntata.
(Marco Mori)

SHOW ME A HERO
1^ Stagione

Quest’anno Simon aggiunge un altro tassello al suo romanzo con “Show me a Hero”, miniserie che racconta la povertà  e quella mefistofelica presenza che si cela dietro la criminalità  per fare i soldi necessari a sopravvivere, che parla dello stato come elemento nemico della giusta causa e si addentra nelle aule di tribunale per mostrare i cruciali conflitti politici e sociali all’interno dell’amministrazione locale.

Bellissima la colonna sonora, totalmente funzionale alla narrazione, in cui primeggia il boss Bruce Springsteen.
(Marco Mori)

PENNY DREADFUL
2^ Stagione

Nonostante l’eccellente prima stagione, il rischio perpetuo a cui va incontro “Penny Dreadful” è quello de “La Leggenda degli Uomini Straordinari” in modalità  televisiva, ma ancora una volta il talento e l’intelligenza di un grande narratore come John Logan riescono a produrre uno show veramente unico.

Meno compatta, ma molto più drammaticamente potente della prima stagione, “Penny Dreadful” ci mostra una marea di conflitti esteriori e soprattutto interiori che portano a un’evoluzione sempre più interessante della storia e dei protagonisti, immersi in un’ambiguità  morale sempre più marcata e inseriti perfettamente in un amalgama narrativa, estetica, cromatica ed emozionale stupefacente.
Scontato, ma doveroso, sottolineare le performance del cast e della mattatrice Eva Green, straordinariamente in parte nei panni di Vanessa.
(Marco Mori)

VIKINGS
3^ Stagione

L’opera di History Channel continua a raccontare la sua epica tra storicità  e misticismo e lo fa passando per quel nodo cruciale che sono i grandi conflitti.

Se la prima parte di stagione serve a elaborare le dinamiche del gruppo di vichinghi che va per la prima volta incontro a un assedio di una città  “diversa”, la seconda parte vede protagonista la battaglia vera e propria, in quello che è uno scontro/incontro tra fazioni, religioni, tradizioni e modi di vivere che per proporzioni non si era mai visto prima durante le precedenti puntate.

“Vikings” non avrà  i mezzi, la portata pop e la potenza di uno show (per certi versi) simile come “Game of Thrones”, ma riesce a essere coinvolgente e memorabile grazie ad un’organizzazione scenica e narrativa che rende interessante ogni personaggio portato sullo schermo.
P.S. BBC America ha appena finito di trasmettere “The Last Kingdom”, molto vicina a “Vikings” per luoghi, epoca e personaggi, se vi appassiona la serie di History Channel allora dovete dare una chance anche a quest’ultima.
(Marco Mori)

TRUE DETECTIVE
2^ Stagione

Purtroppo quello che resterà  di questa seconda stagione di “True Detective” è il grande sconcerto (per essere delicati) con cui è stata accolta dalla maggior parte del pubblico: un’enorme ingiustizia a cui la casa produttrice ha risposto con il rinnovo. Forse che, dall’altra parte dello schermo, siano molto più preparati o siano, semplicemente, verissimi appassionati di noir.
Perchè è esattamente questo l’ambiente in cui si muovono i quattro protagonisti e tutto l’ottimo cast di comprimari (permettetemi di dedicare uno spunto a James Frain, un attore che, praticamente da solo, ha rialzato, anche solo parzialmente, la credibilità  di quell’insulto intitolato “Gotham”): l’azione non si svolge propriamente a Los Angeles, ma l’immaginaria città  di Vinci (che comunque si troverebbe nella contea di L.A.) non è soltanto ispirata alla reale Vernon, ma è discendente direttissima della Los Angeles di capolavori del noir come “L.A. Confidential”, “Chinatown” e “Heat ““ La Sfida” (o di quell’altra meravigliosa serie, passata quasi sotto silenzio che è “Bosch”); un ambiente in cui si annidano uomini (e donne) tutti ugualmente deprecabili, giganteschi flussi di denaro, in cui la corruzione è talmente diffusa quasi da non essere notata e conseguentemente la violenza è sempre dietro l’angolo, implacabile e continua.

Se le prime puntate sono un lungo prologo dedicato ad introdurre meccaniche e psicologie, la seconda metà  della serie alza i ritmi, conducendo lo spettatore ed i personaggi principali in un labirinto da cui non c’è uscita, o almeno non per tutti.
(Nicolò “Ghemison” Arpinati)

FARGO
2^ Stagione

Se in pochi sono riusciti a comprendere appieno la grandezza dell’affresco noir della seconda stagione di “True Detective”, le dieci puntate che compongono il secondo capitolo di “Fargo” hanno giustamente riscosso unanime successo di pubblico e critica.

Merito forse dell’ambientazione in un’America che, sul finire degli anni settanta, sta cambiando radicalmente i propri costumi, valori e comportamenti; o forse dello strepitoso cast (a partire dagli stranoti Kirsten Dunst, Patrick Wilson e Ted Danson), tutto perfettamente calato in parte; o ancora dei rimandi alla stagione precedente, in una sorta di cronistoria del crimine negli stati del Midwest: questa nuova serie di “Fargo” è forse, nelle esplosioni di violenza annunciate poi mancate, nella scelta di un deus-ex-machina così fanciullesco e inaspettato, nell’alternarsi tra commedia e tragedia, la cosa più Cohen mai realizzata, probabilmente più Cohen di quanto gli stessi Cohen abbiano mai partorito. E già  questo basta a renderla una visione imperdibile.
(Nicolò “Ghemison” Arpinati)

THE JINX

E adesso qualcosa di completamente diverso (e no, non c’è proprio nulla su cui scherzare).
Nel 2010 esce un film mediocre, snobbato dalla distribuzione italiana ma impreziosito dalle interpretazioni dei due protagonisti, Kirsten Dunst e Ryan Gosling (al solito perfetto nel ruolo del sociopatico imperscrutabile/monoespressivo). Alla regia Andrew Jarecki, ma la storia è quella, vera, di Robert Durst, erede di un importante immobiliarista newyorchese e coinvolto in tre sospetti casi di cronaca nera: la scomparsa di sua moglie, l’assassinio stile esecuzione della sua migliore amica e l’omicidio con smembramento e tentativo di occultamento del suo vicino di casa.
Episodi accaduti in un lasso di tempo di quasi venti anni e che non hanno mai visto (escluso l’ultimo) Robert Durst imputato: eppure tutti sospettano e il film di Jarecki, “All Good Things”, gioca proprio su questo.

Arriva così il momento per lo stesso Robert di prendere la scena, dopo una vita incostante, tra successi e fughe: si mette in contatto col regista e gli dice che, se è disposto a raccontarla, lui gli darà  la sua versione del tutto. La serie inizia qui e finisce qui: tra ricostruzioni, testimonianze, video di sorveglianza o repertorio e soprattutto lui, Robert Durst, a raccontare la sua versione dei fatti, ad ingannare e depistare tutti, dai produttori e Jarecki a chiunque abbia incontrato nella sua vita.
La presenza, disturbata e disturbante, di Robert Durst è talmente ingombrante che si finisce per domandarsi chi sia il vero regista dietro a tutto ciò: se l’intera serie, colpo di scena conclusivo, sia soltanto l’ultima, clamorosa mistificazione di Robert Durst.
(Nicolò “Ghemison” Arpinati)

JESSICA JONES
1^ Stagione

La seconda serie nata dalla collaborazione tra il rivoluzionario canale di distribuzione Netflix e i Marvel Studios non propone un nome di primo piano, ma continua nello stesso stile metropolitano e noir di “DareDevil”: “Jessica Jones” è tratto dal fumetto di Brian Bendis (un maestro nel genere, quando vuole, come dimostra uno dei suoi primissimi lavori, “Torso”) e Michael Gaydos e tratta dell’omonima investigatrice, dotata sua malgrado di alcuni superpoteri.

Ecco: come per “DareDevil”, tutta la faccenda soprannaturale è una scusa, particolarmente azzeccata, per parlare di altro e per farlo nella maniera più spettacolare e divertente possibile. Così “Jessica Jones” mostra esplosioni, imprigionamenti, inedite vette di crudeltà  e stilemi classici del private eye, ma in realtà  parla di conflitto di generi, di liberazione sessuale senza nessun tipo di moralismo o semplicemente morale.
(Nicolò “Ghemison” Arpinati)

BETTER CALL SAUL
1^ Stagione

“Breaking Bad” negli anni è passato dall’essere semplicemente una straordinaria serie alla glorificazione di massa: è diventato uno step fondamentale di qualsiasi appassionato ed i poster di Walter White hanno sostituito quelli con le birra in fila su buona parte delle pareti degli studenti fuori sede. E, badate bene, a mio parere tutto ciò è accaduto assolutamente a ragione. Solo una piccola premessa per sottolineare quanto sia superfluo introdurre il background da cui nasce questa serie.

Vince Gilligan ci racconta qui la frustrazione di un avvocato, Jimmy McGill, che si divide tra le cure per un fratello ammalato ed il proprio “studio” nel retrobottega di un centro benessere.

Un uomo, a suo modo, di buon cuore ed onesto, che poco ha in comune con Saul Goodman, un criminale che difende i criminali. Quindi, prendetevela comoda e cominciate questo lungo e lento viaggio, in cui nulla viene lasciato al caso ed in cui non esistono stravolgimenti ma solo un costante ed inarrestabile deterioramento.
(Jacopo Patrignani)

NARCOS
1^ Stagione

Plata o Plomo.
La domanda, la scelta, le opportunità  e, soprattutto, la vita e la morte. “Narcos” è tutto questo, in una manciata di puntate: la ricostruzione di Pablo Escobar, come criminale, come idolo popolare, come marito e come persona.

“Narcos” non è solo questo, è anche la storia di una nazione intera (la Colombia), dei suoni, delle canzoni e delle realtà  suburbane in cui un narcotrafficante diventa un esempio di vita.Ed ancora, la politica la corruzione, gli Stati Uniti e la DEA.Una storia di fama e guerriglia in cui il filo conduttore è la forza magnetica e la fama smisurata di Escobar, interpretato magistralmente da Wagner Moura.
(Jacopo Patrignani)

THE KNICK
2^ Stagione

Chiamarlo medical drama sarebbe riduttivo.
E’ una storia che apre al secolo più controverso, complicato e banalmente appassionante tra quelli che sono passati di anno in anno sui nostri libri e sussidiari. “The Knick” è il racconto di un mondo che, in superficie appare sempre più come una meraviglia,”viviamo in tempi incredibili”, ma che sotto la scorza nasconde la perversione e la drammaticità . La scienza compie prodigi, viaggi su nuovi velocissimi binari, e le sue distorsioni con lei.

Al Knickerbocker i medici, le infermiere, gli ambulanzieri e gli impresari osservano il nuovo giocattolo i nuovi orizzonti e si muovono a tentoni alla ricerca della via “migliore” in un mare di opportunità . Il tutto in una cornice incredibile: una New York ricostruita in una maniera pressapoco perfetta, la regia visionaria di Steve Sodebergh e l’elettronica minimale in sottofondo a far da contrasto. Un bellissimo racconto di luci ed ombre in cui ci accompagna il primario di chirurgia John Thackery, un uomo allo stesso tempo protagonista e spettatore inerme del grande spettacolo del ‘900.
(Jacopo Patrignani)