Fare una classifica a 4 mani è sempre complicato. Ci abbiamo provato per voi lettori di Indie For Bunnies, cercando di mescolare le scelte personali fatte a Roma e a Marsiglia (il londinese si è trasferito in Francia…).

Eccovi quindi la nostra top 10. E se c’è qualcosa su cui non siete d’accordo (sì, è vero, non c’è Lamar e nemmeno Courtney Barnett), apprezzate almeno lo sforzo di sintesi:

#10) BEACH HOUSE
Depression Cherry
[Sub Pop]

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Dei due album pubblicati dalla band di Baltimora in questo 2015 scelgo il primo, forse proprio per una questione cronologica. Infatti anche il successivo “Thank Your Lucky Stars” avrebbe meritato un posto in classifica. Quando c’è tanta bravura, l’abbondanza non è mai un problema.

#9) KURT VILE
B’lieve I’m Goin Down”…

[Matador]

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Ennesima prova convincente per il cantautore americano. Un album più rilassato del solito, ma al tempo stesso profondo. Con quella “finta semplicità ” che contraddistingue il suo stile, Kurt Vile sforna pezzi come P”retty Pimpin” o “Wild Imagination”, che arrivano dritti a segno e rimangono a lungo nelle orecchie di chi ascolta.

#8) LEON BRIDGES
Coming Home

[Columbia]
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Nel suo genere, disco dell’anno. Sembra uscito da un’altra epoca questo degno erede di Sam Cooke ed Otis Redding. Un disco fuori dal tempo che al tempo stesso riesce ad attualizzare le radici soul che pescano nel profondo della storia americana.

Dalla title track al “gospel laico” di River, un disco da non togliere mai dal proprio giradischi.

#7) CHANTAL ACDA
The Sparkle In Our Flaws

[Glitterhouse]
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Chantal Acda è bravissima. Quel tipo di bravura poco invadente che solo i grandi artisti possono permettersi. Tra atmosfere rarefatte e songwriting folk, “The Sparkle In Our Flaws” è la definitiva consacrazione della musicista belga. A Gennaio sarà  a Roma. Non vediamo l’ora di assistere al suo live.

#6) MONK PARKER
How The Spark Loves The Tinder

[Bronze Rat]
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Mangham “Monk” Parker debutta da solista ed è amore al primo ascolto. Sadly Yes, in apertura, basterebbe da sola per rendere questo disco un piccolo capolavoro.

Ma è l’intero album, fatto di cupezze e tanta tanta america, ad essere una delle più interessanti (e meno note) novità  di questo 2015.

#5) JAMIE XX
In Colour

[XL]
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I colori musicali (e non solo) di Londra sono tanti e variegati. L’elettronica sicuramente gioca un ruolo principale e Jamie xx è uno degli attori più importanti e illuminati degli ultimi anni, capace di spostarsi con la stessa maestria dalle tonalità  più cupe a quelle più luminose e vagamente danzanti. In Colour è l’insieme di tutto questo, e la conferma delle doti di questo brillante musicista.

#4) MAX RICHTER
From Sleep
[Deutsche Grammophon]

La composizione e la melodia fuse in un unico splendido lavoro da Max Richter.

Mettete play e lasciatevi trasportare dai pezzi di questo album. Cibo per la mente e per il corpo, “from Sleep” è “il ridotto” di Sleep, disco di 8 ore pensato da Richter per accompagnare i nostri sogni. Sia che prendiate la dose intera o quella leggera, sul bugiardino di questo farmaco non sono indicati sovradosaggi.

#3) GHOSTPOET
Shedding Skin

[Play It Again Sam]
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Un po’ dimenticato dagli addetti ai lavori, il nuovo album di Obaro Ejimiwe è in verità  un bellissimo disco che piano piano, traccia dopo traccia, “trascina” l’artista londinese fuori dalle atmosfere al confine della depressione del disco precedente (comunque ottimo). Groove incalzanti e cupi, elettronica dal tocco jazz e una bellissima voce: questa è la ricetta vincente di Ghostpoet, che nella bellissima “Be Right Back”, “Moving House” trova in Paul Smith dei Maximo Park la spalla per quello che forse è il miglior pezzo dell’album.

#2) FATHER JOHN MISTY
I Love You, Honeybear

[Sub Pop]

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Josh Tillman torna con il secondo album firmato con il moniker di Father John Misty, e il risultato è un disco che rasenta la perfezione e sottolinea tutta la classe dell’artista americano.

Raccontare in modo crudo la durezza della vita e riuscire al tempo stesso a strappare un sorriso non è cosa semplice. Tillman ci riesce con estrema naturalezza.

#1) SUFJAN STEVENS
Carrie & Lowell

[Asthmatic Kitty]

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Spesso scegliere il primo posto della classifica può essere complicato. Quest’anno Sufjan Stevens ha risolto ogni possibile dubbio. Un vero capolavoro che non solo è il miglior disco 2015, ma si piazza a nostro avviso molto in alto anche nella produzione dell’artista statunitense. Un disco che mescola tutto il vissuto di Sufjan Stevens e, scarno al punto giusto, non ha quasi nessun punto debole. Il tutto impreziosito da “No Shade In The Shadow Of The Cross”, canzone dell’anno. Nel disco dell’anno.