Settima prova discografica per i Blessed Child Opera formazione dalla biografia tutta indipendente che, per la verità , ha assunto negli anni i connotati di un vero e proprio moniker ad appannaggio del musicista e produttore napoletano Paolo Messere. Eminenza grigia da ormai quasi quindici anni della Seahorse Recordings, label di prestigio del sottobosco new folk, post rock e alternative nostrano, Messere trova il tempo a cadenza biennale e fra svariati cambi di sede, per aggiungere un nuovo tassello al suo personale mosaico.

“The Devil & The Ghosts Dissolved”, registrato con la complicità  di Valeria Sorce alla voce e di Matteo Dossena alla batteria, non aggiunge rivoluzioni particolari al percorso finora battuto e viene presentato esattamente per ciò che è: una collezione di “dialoghi intimi e serrati”, una sequela di composizioni da confessare pigramente, figlie di notti insonni ma fruttuose. Demoni e fantasmi dissolti si diceva; difficile gridarlo alla finestra, ma seppure da queste parti l’abitudine non sia mai stata quella di lasciar riposare il viandante sotto manti quieti e stellati, alla foschia fitta, ai separi plumbei e polverosi sembrano alternarsi a tratti venti più tiepidi e rassicuranti.

Così ai paesaggi post-folk dalle tinte luciferine di brani come “We Can’t Be Rivals of God” e “Who I Am”, a ricordare uno Steve Von Till rinunciatario biascicante nella nebbia, si alternano le aperture melodiche di più ampio respiro nell’inciso di “Painted Horses”, che per atmosfere e tessiture getta l’amo direttamente in certa darkwave estatica al chiaro di luna. Stessa prassi nel romanticismo di “I’m Gonna Wait my Love”, nello spleen chitarristico di vocazione wave di “It Looks Like a No Return”, nell’esercizio indie rock un po’ di maniera di “There’s Too Much Noises”, che ci prova ad aprire al ritornello più rotondo, con la vanità  di un Joseph Mascis intento a rileggere i The Cure.
L’intimismo da cameretta alla Red House Painters ritorna in brani come “Mother” che conserva la migliore intuizione melodica del disco e ancor di più nelle sincopi stiracchiate di “The despair like a trail”, uno degli episodi più trasognanti e validi dell’album, a ripassare a memoria i solchi più inamidati da autunno californiano degli American Music Club, forse con un pelo di abnegazione di troppo.
“X-star” prende l’abbrivio da un vagabondare folk-tronico per aprire a un lungo confessionale stranito e privo di gravità , ma le prove di songwriting di maggior coraggio di Messere vengon fuori piuttosto nelle deviazioni wave in volata di “No One” a cambiare il passo a un folk per nulla avaro sul piano melodico.

Una collezione intrigante, insomma, quella di questo “The Devil & The Ghosts Dissolved”, nemmeno tanto inconfessabile, che fa venir voglia di navigare più in profondità . Chiariamoci, nulla che riesca a risollevare da quel vizio un po’ storico di far della monotonia un’ostinata cifra di stile, ma che denota senza mezzi termini tanto mestiere e l’attitudine caparbia e indipendente di chi guarda con nostalgia alla ricerca, personale, scevra da possibili rincorse e appigli. In questa accezione Blessed Child Opera rappresenta ormai un piccolo baluardo, fra i più onesti e coraggiosi dell’indie italiano.