Il carico emozionale che Jimmy Eat World hanno portato alle orecchie e alla mente di chi scrive, nel corso degli ultimi 15 anni, è considerevole. Quando si finisce per crescere, per così dire, di pari passo con una band, risulta dunque abbastanza complicato mantenersi su livelli di imparzialità accettabili nell’atto di recensire un nuovo album. Tocca mettere da parte per un attimo l’incondizionata stima sempre provata per questi ragazzi, allora, prima di iniziare a parlare di “Integrity Blues”.
Per Jimmy Adkins e soci, questo nuovo lavoro in studio casca quale album numero 9 di una carriera costellata di importanti affermazioni (almeno fino al bellissimo “Futures”, 2004). Oltre tutto, il quartetto di Mesa sembra aver chiuso definitivamente un capitolo della propria storia, quell’era idealmente rappresentata dal trittico di dischi usciti tra il 2007 e il 2013 ““ “Chase This Light”, “Invented” e “Damage”. Ed è un bene che sia così, viene da dire senza mezze misure, perchè il binario sul quale la band era stata avvistata non prometteva granchè. A maggior ragione quando si parla di comfort zone e di quell’area di sicurezza nella quale Jimmy Eat World sembravano essersi appisolati.
Lo ha affermato Adkins stesso, in svariate interviste: la band necessitava di qualcosa di nuovo e questo “Integrity Blues” è fin troppo schietto a tal proposito, nelle sue 11 tracce e 46 minuti di percorso. Smessi i panni degli emo rockers dei primi anni 2000 (la bellezza e la potenza di pezzi quali “The Middle” non sono mai state eguagliate, questo va sottolineato), ecco un nuovo volto anche rispetto a quei dischi un po’ annacquati e con poche idee fresche quali i già citati poco più sopra.
Jimmy Eat World ci raccontano di quanto sia ardua la ricerca della felicità . Lo fanno nei singoli “Sure and Certain” e “You With Me”, nelle percussioni in loop di “Pass the Baby” oppure ancora nel basso pungente di “Pretty Grids”. L’animo emo del quartetto riemerge in “Get Right”, dove tutti I marchi di fabbrica della band sono in bella mostra: dalle chitarre distorte a un tono vocale ancora brillante come agli esordi. E’ dunque il turno della scintillante “You Are Free”, uno dei pezzi che entrerà in testa più facilmente, in un connubio di melodia e sonorità pop. Tutto quello che serviva, insomma, per compiacersi di un disco che vede Adkins e amici di nuovo sull’onda e con un vestito (finalmente) nuovo.
La fase finale del LP è di buona caratura e conferma quanto di buono raccontato in principio. C’è tutto il tempo per sobbalzare con “The End Is Beautiful”, che fa l’occhiolino a all’indimenticabile “23”. Jimmy Eat World fanno le cose semplici, escono dal guscio e vanno a cercare aria più fresca altrove. Il tutto senza compiere pericolosi voli pindarici ““ e questo è bene sottolinearlo ““ il che ratifica, se mai ve ne fosse bisogno, la straordinaria capacità di fare musica di un certo livello anche dopo oltre un ventennio di onorata carriera. “Integrity Blues” quale nuovo inizio? Chi può dirlo, intanto ascoltiamolo e riponiamolo sullo scaffale alla voce “cose migliori” di questo (finora eccezionale) 2016 in musica.
Bentornati, JEW, di cuore.
Photo: Olivr Halfin