Per quelli come me che hanno qualche primavera in piຠche pesa sulle spalle quell’album nero con la spettrografia intriso di suoni sinistri e glaciali sarà  per sempre adorato, cosi come “In the flat field”, con quell’uomo nudo androgino e scarnificato in copertina, o capolavori come “Jeopardy” e “Ocean Rain”. Ne abbiamo sentito la mancanza per anni, ne abbiamo respirato la malinconia e, imbevuti di quell’atmosfera notturna e metropolitana, abbiamo provato a cercare in qualcos’altro le stesse sensazioni. Non ci siamo riusciti per molto tempo, poi ad inizio millennio, dal nulla, appare un bagliore rosso, caldo, rassicurante. Un neon infuocato che come un faro avrebbe guidato la nostra anima.

“Turn on the bright lights” non è un capolavoro (o forse si) ma l’album che bramavamo oscenamente da metà  anni 80 perchè troppo breve fu la parabola dei Joy Division, Bauhaus e Chameleons. Troppo tragico fu l’epilogo dei Sound e troppo mesto quello di Ian Mcculloch e soci. Arrivò qualcosa, paradossalmente non dall’Inghilterra ma dagli USA, forse con la benedizione dei Velvet e dei Talking Heads, non saprei, ma dai primi secondi di “Untitled” seppi che quel vuoto era stato riempito e che le note sincopate di “Obstacle 1” erano degne delle bands succitate.

Gli Interpol non giocavano su trame gelide e geometriche ma ti abbracciavano come un caldo neon accompagnandoti in quel caffè dipinto da Hopper per passare la notte in solitudine. “NYC” ti prende per mano e se cammini non hai paura piຠdi nulla, anzi senti il buio amico e parte di te e la tua dichiarazione d’amore a colei che non ti ama piຠnon può che essere “Stella was a diver..”.

Gli Interpol sapevano che avevamo bisogno di qualcosa che dopo le onde emotive e bellissime dello shoegaze, potesse ridarci un senso di gioiosa solitudine o una colonna sonora da dividere con chi si ama perdutamente. “Turn on the bright lights” è tutto questo: una notte infinita, elegante e promettente da affrontare senza desiderare l’alba.

Pubblicazione: 19 agosto 2002 (pubblicazione UK), 20 agosto 2002 (publicazione USA)
Durata: 48:59
Dischi: 1
Tracce: 11
Genere: Rock alternativo, Indie rock, Post-punk
Etichetta: Matador Records

Tracklist:

Untitled
Obstacle 1
NYC
PDA
Say Hello To The Angels
Hands Away
Obstacle 2
Stella Was A Diver And She Was Always Down
Roland
The New
Leif Erikson