Forse molti mi malediranno per ciò che sto per dire, ma vi prego, lasciatemi fare.

Credo che il buon Drake (si Nick Drake) stia sorridendo, ovunque egli sia.

Detto questo, pensateci bene, la vita del cantautore non è per niente facile”…Si perchè sia ben chiaro che il cantautorato, al di là  di tutte le varie sfaccettature e combinazioni possibili, presuppone che di base sia la stessa persona a scrivere, interpretare e anche arrangiare gli stessi brani. Quando poi ci si trova davanti a cantautori che scelgono di proporsi in vesti minimali e quindi “costretti” a prestare particolare attenzione al “songwriting” per differenziarsi, beh tanto di cappello!

è questo il caso, mi sento di dirlo, dei This is the Kit alias della compositrice folk inglese Kate Stables che si è fatta strada negli anni grazie ad un genere nel quale sembra ci sia veramente ancora molto da dire e da esplorare. Accompagnata dal polistrumentista Jesse D Vernon ormai a tutti gli effetti parte del nucleo del progetto, con il nuovo album del 2017 “Moonshine Freeze” conferma al pubblico le proprie intenzioni facendo definitivamente drizzare le orecchie ad amanti del genere e non. La line up al completo coinvolge alcuni tra i “musicisti preferiti” di Kate: Jamie Whitby Coles e Philip Sirop alle percussioni, Neil Smith alla chitarra, e la già  nota a molti Rozi Plain alle chitarre ritmiche e seconde voci.

L’album presenta 11 tracce per un totale di circa 42 minuti ed è prodotto da John Parish, conosciuto da molti soprattutto per le sue collaborazioni con Pj Harvey. La scelta degli arrangiamenti risulta sicuramente più ricercata e matura grazie anche all’introduzione di nuove parti “synth” che, mescolate alle ritmiche di banjo, potrebbero al primo ascolto far storcere il naso, raddrizzandolo di netto però al secondo.

Insomma, banjo, fiati, percussioni e pianoforte che assieme a liriche delicate ma al contempo dense e intriganti, rimbalzano da un orecchio all’altro dell’ascoltatore in una “performance” d’insieme ricca di arpeggi e parti corali. In alcuni brani come il folkloristico “Easy On The Thieves”, il totale controllo vocale della cantautrice ci permette di distinguere con chiarezza sibili e respiri diaframmali che creano insieme una dinamica chiave in puro “stile Stables”. Il tutto (una precisa formula magica a mio avviso da custodire assolutamente) permette alla cantautrice di esprimersi al meglio, quasi come se stesse narrando una sorta di storia personale.

Mi vedo già  seduto vicino al caminetto, con un buon calice di vino, barricato e attento, mentre la testina del giradischi sfiora delicatamente il vinile, per l’ennesima volta, introducendomi alle prime note di “Moonshine Freeze”.