Un ritorno alle origini. Quante volte abbiamo sentito gruppi affermati che, magari parlando di un nuovo disco in uscita, mandano in fibrillazione i loro fan con la promessa che i nuovi suoni saranno una ripresa di quel gusto classico che apparteneva alla band stessa in album passati, ma che poi nel corso della loro carriera si era perso per strada. Anche con gli U2 abbiamo sentito questa frase, che poi sia accaduto o meno è irrilevante nel nostro articolo odierno, ma era giusto un pretesto per andare a riprenderle quelle “origini” o meglio, quel primo decennio, che tante soddisfazioni ha dato alla band in termini di creatività  e notorietà .

Un nuovo album degli U2 è in arrivo, non sappiamo ancora se saprà  rinverdire certi fasti o segnare una nuova tappa in una decadenza comunque fisiologica, visti i tani anni d’attività . Noi, al di là  di questo, oggi vogliamo rifare un tuffo in quei magnifici anni ’80, selezionando dieci (Dio mio, impossibile!) canzoni che hanno segnato la storia della band. Non sarà  una classifica (a differenza di quanto si evince dal titolo), fate conto che siano tutte a parimerito, perchè già  sceglierne 10 è difficile, se per giunta voglio classificarle, beh, l’impresa diventa impossibile. Beh, buona lettura e buon ascolto, sperando di riuscire a soddisfare, più o meno, un po’ tutti.

Per una TOP 10 degli U2 dai ’90 in su andate QUI.

SUNDAY BLOODY SUNDAY

1983, dal disco “War”

Nell’ultimo tour celebrativo di “The Joshua Tree” gli U2 aprivano le serate con l’immortale “Sunday Bloody Sunday”. immaginatevi la carica d’adrenalina pazzesca che sale solo a sentire quel colpo di batteria ormai inconfondibile. La rabbia, la passione, la sensibilità  ferita nel profondo che diventa canzone, in un disco senza compromessi come “War”. Canzone capace anche di diventare struggente basti pensare alla sua versione nel film di “Rattle and Hum”, noi la proponiamo in una esecuzione leggendaria, che buca lo schermo e con un Bono che stava già  diventando “capo popolo” seppure ancora giovanissimo.

WITH OR WITHOUT YOU

1987, dal disco “The Joshua Tree”

Nel 1987 gli U2 sono ormai delle rock star a livello mondiale e il merito arriva da un disco immenso come “The Joshua Tree”, scrigno si segreti, passioni, intensità  e rock. Gli U2 sanno modellare passioni ed emozioni in climax epici ma anche in canzoni notturne, sofferte e intense come “With Or Without You”. Adam al basso lavora magnificamente, creando un tappeto sonoro favoloso, ma è The Edge che lavora di chiaro/scuro, con Bono che sa perfettamente sfruttare questi spazi. Da pelle d’oca.

OUT OF CONTROL

1980, dal disco “Boy”

“Out Of Control” è contenuta ovviamente sull’album “Boy” ma i più pignoli (e non sbaglierebbero) potrebbero insinuare che la canzone era già  edita nel 1979 con l’EP “Three”. Canzone simbolo di uno stato di passaggio, di un Bono che in “Boy” prende coscienza di come l’adolescenza stia finendo e si entra nell’età  adulta con tutto quello che indica questo momento: dubbi, responsabilità  e ombre che nascondono spiragli inaspettati e sconosciuti di luce. “Out Of Control” è una canzone manifesto, carica di quella intensità  post-punk che gli U2 riuscirono perfettamente a coinvogliare in un disco d’esordio entusiasmante. Anche in questo caso scegliamo l’esibizione live del brano. Sempre gustosa la scena del “presentatore” che si presenta con tanto di giaccone e poi i nostri che attaccano a cantare in maniche corte: il rock vince anche sul freddo!

BAD

1984, dal disco “The Unforgettable Fire”

Dublino è una città  che, in sè, ha un’anima buona e una cattiva. Questo era quello che diceva Bono introducendo “Bad”, canzone che, per chi vi scrive, rappresenta l’apice di una carriera. Si parla di droga, di amici alla deriva, di emptia che diventa immedesimazione (anche per l’ascoltatore) e che raggiunge una saturazione così alta che a tratti ci manca realmente l’ossigeno durante l’ascolto. Se vi capitasse di piangere, ascoltando “Bad”, beh, io la troverei una cosa assolutamente normale. Un giro di basso quasi reggae e ancora The Edge che trova il giro perfetto, guidato dalle mani sapienti di Brian Eno, che smorza la cattiveria del disco precedente per renderla meno spigolosa, ma capace, come il fuoco, di lasciare il segno. La versione al ‘Live Aid’ del 1985 è entrata di diritto nella storia della musica.

OCTOBER

1981, dal disco “October”

Dal secondo disco degli U2 “October” andiamo a pescare la title-track, traccia piano/voce che ci conquista perchè comunque la malinconia e questa cupezza di fondo fanno parte, in modo importante, dell’album. Un pezzo immortale.

NEW YEAR’S DAY

1983, dal disco “War”

Il primo vero successo degli U2 si chiama “New Year’s Day”, singolo anticipatore di “War” in grado di entrare nella top 10 dei singoli in UK. Non poteva che essere altrimenti. Gli U2 sembravano essere davvero la speranza del rock e quando Adam Clayton lavora in modo sublime con quel suo basso, beh, la speranza diventa realtà . The Edge si divide tra piano e bordate chitarristiche, mentre Bono ci mette il cuore in quella voce. Di “New Year’s Day” è noto il video in mezzo alla neve, noi invece proponiamo questo video promo in studio, con Adam che fuma e Bono che, visti i capelli, probabilmente si era appena svegliato o quantomeno aveva deciso di non pettinarsi oppure aveva combinato un casino con il phone. Quella spruzzata di biondo comunque gli stava anche bene.

ANGEL OF HARLEM

1989, dal disco “Rattle and Hum”

Lo so, dall’anno 1989 avrei potuto scegliere “Desire”, con quella carica rock/blues non indifferente o la struggente “All I Want Is You” ma non riesco a stare lontano da “Angel Of Harlem” che, a mio modo di vedere, rappresenta il cuore pulsante di “Rattle and Hum”, con questi fiati incredibili e lo spirito americano che sembra davvero aver preso il possesso di questi 4 irlandesi che, ai Memphis Studios, si divertono come bambini e respirano aria musicale nuova e buonissima.

WHERE THE STREETS HAVE NO NAME

1987, dal disco “The Joshua Tree”

Fidatevi di me, prendete la mia mano e lasciatevi andare, ecco il senso di un brano magnifico e ricco di pathos. Gli U2 aprono “The Joshia Tree” con un messaggio chiaro: lasciate perdere tutto, non abbiate paura e avventuratevi con noi in un mondo nel quale le strade non hanno nome ma in cui vi sentirete protetti, al sicuro e pieni di vita, vi sentirete liberi e sarete voi stessi, lontano dallo schifo e dalla pioggia che arruginisce il cuore. Non una canzone, un vero e proprio simbolo negli anni a venire, con quello sfondo che, dal vivo, diventa rosso e lascia presagire l’arrivo di una brano in cui la chitarra di Edge vola altissima. Bono beh…Bono è indescrivibile qui.

THE UNFORGETTABLE FIRE

1984, dal disco “The Unforgettable Fire”

Dal rock sanguigno a Brian Eno. Qualcuno avrà  storto il naso, qualcuno li avrà  giudicati pazzi, ma era una necessità  voluta e condivisa dalla band stessa che cercava qualcosa di nuovo. Rinchiusi nello Slane Castle, nella Contea di Meath, i 4 ragazzi di Dublino lavorano magnificamente sugli arrangiamenti e sulla sperimentazione, mentre i silenzi diventano importanti tanto quanto i rumori. Chitarra e lavoro ritmico che Steve Lillywhite aveva potenziato, ora abbassano i toni e vi sono alcune suggestioni particolari che lasciano senza fiato. Una di queste sono gli archi finali di “The Unforgettable Fire” ad esempio. Il brano in questione fu ispirato dalla mostra fotografica “The Unforgettable Fire” che la band visitò al The Peace Museum di Chicago, mostra commemorativa delle vittime delle bombe atomiche di Hiroshima e Nagasaki. Elaborazione “ambient” del lavoro di “New Year’s Day”, in una versione tutt’altro che rabbiosa, ma anzi con l’elettronica e il piano che supportano e integrano chitarre mai invasive eppure, come sempre, capaci di lasciare il segno. In questa versione live che trovate qui sotto la voce di Bono è qualcosa di superlativo.

PRIDE (IN THE NAME OF LOVE)

1984, dal disco “The Unforgettable Fire”

Ricordo quando ascoltavo i bootleg del tour di “The Unforgettable Fire”, con “Pride” che veniva dilatata all’infinito e il pubblico che cantava, esortato da Bono. Vera e propria magia, quella magia che solo la musica sa trasmettere. Anche in questo caso il concetto di canzone viene superato, qui siamo già  nella categoria “inno”, vuoi per i riferimenti al personaggio a cui la canzone è dedicata, vuo icper la melodia immediata, vuo ianche per i cori che arrivano spontanei: “Pride” conquista fin dal primo ascolto ed è impossibile non lasciarsi conquistare.

BONUS TRACK: HEARTLAND (1989)

1989, dal disco “Rattle and Hum”

Vorrei chiedere a qualche specialista degli U2 se questa canzone è mai stata eseguita dal vivo, è una mia curiosità . Sta di fatto che io stravedo per “Heartland” da “Rattle and Hum”, canzone di un lirismo stuggente e che lascia senza parole e che non poteva mancare in questa lista. Adam imprime un basso pulsante al brano che brilla per gli intrecci vocali dei cori di The Edge e la voce di Bono che sale altissima, mentre le chitarre ricordano quelle dell’album “The Unforgettable Fire” (album decisamente europeo), così curate ma capaci anche di ammantarsi dell’atmosfera tipicamente americana che caratterizza l’album che racchiude il brano.

BONUS TRACK 2: I WILL FOLLOW (1980)

1980, dal disco “Boy”

Beh, una carica, una potenza e un riff di chitarra così non possiamo non includerlo in una classifica dai…

BONUS TRACK 3: GLORIA (1980)

1980, dal disco “October”

“Gloria”, così ricca di carica e con quel testo dallo sfondo religioso che tanto rappresenta l’album “October”. Gli U2 degli esordi che tanto ricoridamo con affetto.

U2start [CC BY 2.0], via Wikimedia Commons