Per chi non conoscesse nulla di questo duo di Malmö, formato da Ebba e Michel (insieme anche nella vita), beh, l’invito è di andare sul loro bandcamp e leggere quella piccola descrizione che hanno dato della loro musica. Ve la riportiamo per facilitarvi la cosa: “we are filled with doubt, but we have no time to be suicidal so we kiss our wounds and play sad guitars until our fingers chafe“. Più chiaro di così si muore. Baciano le loro ferite i ragazzi, tagli e botte che sanguinano sulla pelle e nell’animo, aprendoci le porte al loro sentire così cupo ma che, nella musica e in quelle chitarre tristi, trova una forma necessaria di catarsi, con quel pizzico d’ironia e di sorriso agrodolce che arriva da un titolo come “Okay”, perchè nonostante tutto, nonostante il buio intorno a noi, beh, le cose non possono che migliorare.

Impossibile non farsi trascinare in questa atmosfera, perchè la missione dei due ragazzi di Malmö pare proprio quella di entrarci dentro e li catturare il nostro pensiero, per stabilire subito il contatto e donarci queste vibrazioni così profonde, in bilico tra la tristezza e la liberazione per il solo fatto di cantarle e trovare qualcuno le ascolta e le capisce. Il mezzo per colpire la nostra anima e provare le stesse ferite che hanno anche loro è un sound introspettivo e desolato, agitato a tratti da movenze dream-pop e shoegaze, debitrici di pesi massimi come Cocteau Twins (in piccola parte) e Mazzy Star (già  ben di più) con però meno alone etereo e una fisicità  appena più accentuata. Se “Hate To Fall Asleep” e “Bathrooms” sono più che rappresentative di quanto appena detto, “Don’t Call” ci cattura con un languore quasi ipnotico e “You + I” ha quasi una sensibilità  più marcatamente pop, poi il resto dell’album dimostra sopratutto che anche in territori più spartani e scarni (“10 p.m.” e “Gone Wild” su tutte) gli Wy non perdono nulla del loro fascino e delle loro suggestioni.

Ammetto di aver scommesso da tempo su di loro, da quando a metà  del 2016 ascoltai il loro primo singolo, beh, non mi sbagliavo. Non è certo giusto definirli gli eredi dei Daughter ma, zitti zitti, hanno fatto un disco che tranquillamente può competere con le uscite di quella band.