Una voce e un piano. Sarah Walk parte da li e dopo aver stregato quelli della One Little Indian è pronta a fare la stessa con noi, con la forza e la potenza empatica della sua musica. Niente trucchi, niente orpelli, solo belle canzoni, forti, caparbie, intense, struggenti e che fanno venire la pelle d’oca, di quelle che non ti vuoi perdere nemmeno una nota da tanto sono coinvolgenti. Eppure la struttura è consolidata e di fanciulle che buttano fuori tutto davanti a un piano ne abbiamo sentite e ne sentiremo ancora, ma in questo caso c’è una magia, che si crea fin dal primo brano, capace di permeare ogni nota e ogni vocalizzo.

Non mancano le strutture più classiche in cui i due elementi sopra elencati si sposano alla perfezione, non mancano le ballate, di quelle in cui arrivano i violini e tutto diventa magnificamente suggestivo, non mancano i mid-tempo sempre però gestiti a dovere, per crescere e lavorare sull’impatto, ma con piacere notiamo anche la presenza dei veri brani che fanno la differenza, come la sublime Wake Me Up, che da sola trascina il disco dal sette al sette e mezzo per la capacità  totale di infonderci in pieno quell’inquitudine, quel tremore e quella passione totalizzante che pervade tutto il brano.

Sembra uno di quei dischi di cui si conosce tutto ancora prima d’iniziare. Sembra. Sappiatelo.