#10) STRANGE HELLOS
Chromatic
[Brilliance]
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Martin Skà¥lnes, Birgitta Alida Hole, Fredrik Vogsborg e Even Kjellby si ritrovano nel 2015 e danno vita a questo progetto in studio per dare sfogo a quel preciso sound che hanno nella testa: Teenage Fanclub, Cocteau Twins, Oasis e Cure mescolati insieme. Quella era il tipo d’idea che avevamo. Poi appena iniziate le registrazioni abbiamo visto che qualche modo funzionava. Beh, missione assolutamente compiuta.

#9) CHARLY BLISS
Guppy
[Barsuk]

Anni ’90 a noi. Una carica rrriot che emerge in travolgenti e iper melodiche pulsioni power-grunge-rock che, tra Pixies, Veruca Salt, Breeders, Weezer e Superdrag, vengono esaltate da quella voce iper adolescenziale di Eva Hendricks.

#8) PANDA RIOT
Infinity Maps
[Autoproduzione]

Lo shoegaze che si mescola al dream-pop. Se le basi del quartetto di Chicago sono queste, in realtà  la successiva costruzione dei brani è davvero variegata e ricca di spunti che guardano tanto all’indie-rock quanto a ritmi più intriganti e movimentati, ballabili verrebbe da dire, senza perdere per strada anche un solido concetto di minimalismo.

#7) BLANKENBERGE
Radiogaze
[Elusive Sound]
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Potremmo citare gli Slowdive come punto di riferimento maggiore per la formazione russa, ma faremmo un torto se ci fermassimo qui, perchè in realtà  sono ben visibili e udibili echi più post-rock di formazioni come Explosions In The Sky, Sigur Ros e sopratutto i primissimi Mogwai, ma in realtà  qui tutta la scuola anni ’90 è conosciuta alla perfezione.

#6) AIRIEL
Molten Young Lovers
[Shelflife Records]
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Macchina oliata alla perfezione che eleva il potenziale shoegaze all’ennesima potenza, brillando come luce nella notte, mentre intorno a noi il mare è in tempesta e il vento impietoso nonaccenna a calare. Un tuffo cristallino e da capogiro negli anni ’90, un disco che lascia senza fiato.

#5) WY
Okay
[Hybris/Better Call Rob]
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Impossibile non farsi trascinare in questa atmosfera, perchè la missione dei due ragazzi di Malmö pare proprio quella di entrarci dentro e, li, catturare il nostro pensiero, per stabilire subito il contatto e donarci queste vibrazioni così profonde, in bilico tra la tristezza e la liberazione per il solo fatto di cantarle e trovare qualcuno le ascolta e le capisce.

#4) PETE FIJ / TERRY BICKERS
We Are Millionaires
[PledgeMusic]

Chi aveva già  apprezzato il primo disco non resterà  deluso da questo nuovo capitolo musicale. Ballate, se vogliamo, ancora più classiche e raffinate rispetto all’esordio, con un taglio soffuso e mai oltre certi livelli ben misurati. I riferimenti più visibili di questa introspezione, prevalentemente acustica, sono Lou Reed, Richard Hawley, Nikki Sudden, Lloyd Cole e una versione molto gentile dei J&MC acustici.

#3) DESPERATE JOURNALIST
Grow Up
[Fierce Panda]

La forma è sempre riconducibile a quella di eroi anni ’80, eppure la sostanza ci dice che se nel primo album le emozioni erano davvero a fior di pelle, in questa seconda, riuscita, fatica, dedicata allo smarrimento del crescere, ci sono ansie e sensibilità  che lavorano nel cervello e nel cuore anche sottotraccia, senza lasciare lividi vistosi ma provocando costanti capogiri empatici tra band e ascoltatore.

#2) THE BIG MOON
Love In The 4th Dimension
[Fiction]

L’empatia immediata che questo disco scatena anche nel più integerrimo degli ascoltatori è spiegabile, in primis, con una forma che trova la giusta via per richiamare alla mente gente “made in UK” come Elastica, Sleeper, Blur ma anche “made in USA” tipo i Pixies: equilibrio perfetto, accentuato da un songwriting realmente ispirato che non sbaglia una linea melodica.

#1) THE CLIENTELE
Music For The Age Of Miracles
[Tapete]
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Il disco vince nei dettagli, restando sobrio seppure ricco e curato in ogni minima parte, a tal punto da risultare crocevia perfetto e mai così studiato delle varie anime della band, quella barocca e misteriosa, quella che guarda con attenzione alle partiture d’archi ma anche agli strumenti a fiato; specchio riflettente di un lato (a tratti) positivo e uno più malinconico, pastorale ed autunnale.