#10) ANDREA LASZLO DE SIMONE
Uomo Donna
[42 Records]
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Da dove sia uscito Andrea Laszlo De Simone nessuno lo sa. Sta di fatto che il suo disco rappresenta un raro unicum nel panorama dell’indie italiano. Psichedelico e puro, coraggioso e libero, Laszlo ha calato l’asso al primo round, portando a casa la vittoria. Travolgente novità .

#9) BECK
Colors
[Capitol]
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Questa nuova, ennesima versione di Beck ci piace. Energia e pura adrenalina si fondono insieme in un disco spumeggiante e orecchiabile, che non tralascia per nulla l’aspetto musicale ma che si fa forza di testi semplici e diretti per costringere anche le gambe più legnose a una folle danza. Elettronica, pop, sprazzi di rock: Beck raccoglie tutto e ce lo riversa addosso in un fresco torrente sonoro, impossibile da arginare.

#8) ANGUS & JULIA STONE
Snow
[EMI]

I fratellini australiani non hanno fatto certo il capolavoro dell’anno, ma sono rimasti troppo ingiustamente fuori dal cono di luce. Lievi e fragili, orecchiabili e morbidi, Angus & Julia Stone meritano più attenzione di quella che ricevono. #votodiprotesta

#7) PHOENIX
Ti Amo
[Atlantic]
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Ci sono pochi gruppi che riescono a farmi sentire così libera e leggera come i Phoenix. Non è facile essere capaci di tramettere allegria e sprigionare vitalità  come riesce invece a fare a ogni benedetta traccia la band di Versailles. Parola d’ordine: evasione. Sono loro, con il loro essere spudoratamente ammiccanti, sculettanti e trash, i veri alternativi nella scena indie.

#6) BAUSTELLE
L’amore e la violenza
[WARNER MUSIC]
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Premessa: i Baustelle per quanto mi riguarda dovrebbero stare in vetta a tutte le classifiche di tutti i tempi e tutte le Nazioni. Il motivo per cui non sono in testa a questa è che “L’amore e la violenza” è una conferma, non una sorpresa. Ma, beninteso, un capolavoro di conferma.

#5) BRUNORI SAS
A casa tutto bene
[Picicca]
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Dario Brunori ha fatto il definitivo salto fuori dall’indie, entrando nel magico mondo del pop nel senso più letterale del termine. Il grande merito di “A casa tutto bene” è di averlo saputo fare senza perdere le arguzie cantautorali che da sempre ne sono marchio di fabbrica, di aver dato la propria musica in pasto al sistema del mainstream senza esserne inghiottito. Cresciuto e maturato, in fondo Brunori rimane il ragazzo ironico e un po’ impacciato degli esordi, ed è per questo che ci piace tanto.

#4) THE NATIONAL
Sleep Well Beast
[4AD]
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“Sleep Well Beast” ti entra nell’anima e inizia a scorrerci dentro. La voce roca e inconfondibile di Matt Berninger accompagna in un intimo viaggio fatto di suoni oscuri e sentimenti profondi, di parole sussurrate e inquietudini svelate. Un disco di cui avevamo bisogno.

#3) ST VINCENT
Masseduction
[Loma Vista]
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Annie Clark ci lascia quest’anno un’altra perla discografica. Sarcastica, eclettica, intensa, St Vincent riesce a farci innamorare di lei un’altra volta, continuando a raccontarci di sè e del nostro mondo insensato. E lo fa con il consueto stile e carattere, quelli che la rendono un esempio da seguire.

#2) LCD SOUNDSYSTEM
American Dream
[Columbia/DFA ]
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Un ritorno in grande stile. James Murphy confeziona un album perfetto, che trasuda emozione ed energia senza mai disperderne un milligrammo o eccederne nell’uso.

#1) LE LUCI DELLA CENTRALE ELETTRICA
Terra
[Cara Catastrofe]

Vasco Brondi con questo disco ha raggiunto una maturità  di suono e tesi che forse non tutti si sarebbero mai aspettati da lui. Terra è quella che ti si toglie da sotto i piedi mentre lo ascolti. Terra è la vicinanza con ogni parola che Brondi scandisce. Terra sono 10 tracce che ti si incollano addosso, e non si staccano più. Poesia devastante.