Quando il synth-pop e il dream-pop s’incontrano o, meglio, quando guardano nella stessa direzione. Ecco in sintesi come potremmo inquadrare la proposta autunnale e suggestiva degli Obree, duo milanese formato da Sara Poma e Fabrizio De Felice.   Ci sono copertine che già  sanno dire tanto di un disco e direi che questa di “Haze” (anche il titolo ci pare decisamente azzeccato ed esplicativo) è davvero rappresentativa, anche e sopratutto nel suo essere indefinibile come tempo (mattina presto? Gli ultimi raggi del sole che provano a districarsi tra la nebbia?): è come se inquadrasse perfettamente lo spirito di un disco che mette in risalto, come la copertina, sensazioni malinconiche e tendenti a crogiolarsi negli spazi più scuri, senza però che la luce non sappia, ogni tanto e in qualche modo,   trovare la via per arrivare a noi.

Un synth-pop elegante e realmente vaporoso, con un cuore dilatato ed etereo che sa avvolgere e conquistare  l’ascoltatore (“Haze” è magia da pelle d’oca), per portarlo in una dimensione dove lo struggimento e il romanticismo ci guidano a un vero e proprio musicale senza gravità  (“Before”) o in una realtà  parallela dove i nostri riferimenti fisici sono completamente scomparsi (“Soon”), ma che sa anche risvegliarlo bruscamente da un dolce torpore con la melodia sublime di “Worth” che ci riporta alla purezza cristallina dei Cocteau Twins e l’incalzante sogno a occhi aperti di “Tuesday”.

Vera e propria esperienza mistica. Da oggi in poi la foschia non potremo che osservarla con occhi nuovi.