Le speranze sono sempre le ultime a morire.

Roger Waters continua in questa sua marcia verso il ritrovo, la meta o l’isola che non c’è, non si stancherà  mai di dissentire, di protestare. La musica di Roger, dopo l’illuminismo dei Pink Floyd, è legata sempre a quelle atmosfere, ma possiede anche un mood volto verso la natura in tutte le sue forme, che sta in tutti i tempi: corti, lunghi, estesi. L’uomo è anche maligno, accattivante anche da fermo, immobile come un serpente paralizzato. I brani di una vita di Re Mida Roger sono sempre pronti a colpire in quell’istante fatale.

“Is This the Life We Really Want?” sembra come un capitolo finale, però la fine è difficile da delineare, programmare o capire e per gli artisti la fine giusta è  una chimera. I Pink Floyd sono stati una montagna sulla pianura musica e con loro e le loro utopie siamo arrivati a toccare vette altissime, fino ad arrivare all’Olimpo.

Ci sono degli artisti che si possono permettere tutto, Roger Waters fa quello, il suo timbro è quello, il suo marchio è quello, non ti puoi sbagliare, non puoi aspettarti altro, nè più nè meno. Gli album di Roger sono come orologi svizzeri, rintoccano sempre bene grazie a quel bel sound compatto, pieno di saggezza, e quelle note con una storia piena di vita.

Venticinque anni dopo l’ultimo album, un lavoro che contiene tutta l’amarezza di Waters, la sua sazietà  del successo, il cambiamento e la strada che doveva mutare dopo la caduta di quel muro tanto agognato, sognato, rinnegato. Ora tutto sembra nuovo o forse no, quel muro non è mai caduto, era solo immaginario.

Roger ora è tornato, sempre da solo, è tutto come una volta; venticinque anni non lo hanno cambiato, forse la sua simbiosi con la natura lo ha preservato, ululando ancora con il vecchio branco o prendendosi in giro con gli scellerati pazzi gabbiani.

La follia e la genialità  sono innate in una divinità , Roger Waters è Roger Waters ragazzi: la storia. Forse tanti all’uscita di “Is This the Life We Really Want?” lo aspettavano al varco, prevedevano un amaro finale, ma il lupo del blues psichedelico non vuole mollare; tranquilli che ci accorgeremo quando arriverà  quel fatidico momento.

Questo ultimo album è come un manifesto di quello che è stato, la maturità  di un suono divenuto ormai marchio di una fabbrica infinita di infinite visioni.

Molti negli ultimi anni hanno imparato che faccia ha Roger Waters, grazie ai suoi numerosi live, ma nonostante questo la sua sembra sempre una faccia celata da una patina: quando pensi a lui ti vengono in mente gli elicotteri, la sua voce profonda ad eco, come un sonar di un sottomarino sepolto nel mare, senza poter risalire in superficie.

Il primo brano è una intro alla Pink Floyd, per preparare il terreno, un Deja-vu che ti infila con forza nella storia da capire, incamerare e sperare, sulla scia di un sound che non può deludere.”The last refugee” sembra portarci in quel porto sicuro che forse aspettavamo da venticinque infiniti anni. La traccia “Broken Bones” ci immerge in atmosfere polverose, come in un western contemporaneo. In “Bird in a gale” emerge nuovamente l’anima Pink Floyd: un nome che libera da ogni peccato artistico; i Pink Floyd sono Waters e Gilmour e saranno sempre dentro le loro anime e le loro opere. “Wait for her” ci introduce in una landa desolata, dove le ultime chitarre suonano ancora, nulla è perduto o finito, cerchi ancora di scorgere la luna per rivolgerti a lei, ma niente, lei niente non risponde. L’album si chiude come una tragedia, una parte di me è morta; un messaggio importante come ultima traccia: o si chiude un capitolo o se ne aprirà  uno nuovo, in nome della libertà .

Ultima nota: l’immagine di copertina dell’album “Is This the Life We Really Want?” – a mio parere – sembra ammonire la tecnologia; il tempo si è fermato, tutto il virtuale ed il digitale è morto, rimane sola la vecchia, impolverata, dimenticata, macchina da scrivere, con un foglio stracciato all’interno, pieno di cancellature in nero. Le parole leggibili però danno un segno, lasciando una frase composta che dice: “Is This the Life We Really Want”?