Un album completo, mischia generi più classici – come blues e jazz – in una chiave alternativa, unendo tutto questo a sonorità  wave e pop. Nicholas Krgovich trova cosi una psichedelia 2.0; un prodotto niente male, suona bene e accompagna più momenti.

Il primo brano “Parade” ci porta in una città  camaleontica che muta in evoluzioni multicolori; il tempo sussurra su questa marcetta dell’allegria, che ci fa gustare un aperitivo gustoso. “Parade” ha un’ottima combinazione di elementi, diventa quasi un brano acid jazz, con l’entrata dei fiati e della batteria in controtempo – esperimento interessante in questo pop illuminato.

“Country boy” può narrare di un cowboy spaesato in questo tempo così lento da non riconoscersi, il suo cavallo non c’è più, i clacson ed i rumori metropolitani portano fuori strada sul lungo fiume, che indica la via scortato dai cori e controcanti di piccoli uccelli cittadini.
Una scossa di inquietudine arriva dal brano “Do it again”: l’anima new wave esce, Nicholas ci porta in un foto istantanea piena di bolle, strane ma morbide; tutto sa di nuovo, pulito, e cerchiamo la cara vecchia vetta.

“Blue wave” possiede quell’aria che ti strizza l’occhio, passetto funky e si va. Corri, cammini, ti sbatti, ma non ti buttare via, balla questo è Blue wave.

Il brano “A list” ricorda le musiche di Alan Parson; sorprende la melodia senza tempo, che sfuma pian piano, lasciando quello strascico di lacrima nell’occhio.
L’album si perde un po’ sul crescendo, restando troppo neutro come suono nelle traccie 6, 7 ed 8.

“I don’t Know” sembra una demo di un pezzo hip hop, molto dritta, ma senza aggressività , quasi una melodia hawaiana: haloa.
“Now” cambia ancora i connotati di questo lavoro; un’atmosfera da videogame: persi nei boschi fitti per recuperare quella misteriosa reliquia, indicata dall’ultimo re maledetto dal signore; gli echi non spaventano però gli esploratori, ma li rassicurano e incoraggiano in quella folle impresa.

La barca sta nel fiume è quella adatta per finire l’album; ormai sembra tutto perfetto, il viaggio è andato bene, di gusto, senza alcuno intoppo o malore improvviso. Ci penso e ricordo sempre il tuo viso. Sì, la barca è nel giusto fiume, non mi sbagliai quel giorno quando ti incontrai al liceo e fantasticai. Questa volta nonno ho trovato la barca giusta per navigare, senza incagliarmi di nuovo, “My riverboat”.