Una doppia voce penetrante come una lama e armonie rarefatte aprono “Ruins”, il nuovo disco del duo First Aid Kit.
Sono scandinave purosangue, e lo si avverte nelle orecchie. Sono sorelle, e lo si intuisce dalla profonda sintonia vocale e armonica. Giunte al quarto disco, Klara e Johanna Söderberg sono arrivate diversi gradini oltre gli esordi di Youtube con le cover dei Fleet Foxes. Ma il mondo di riferimento continua a essere quello, non si è scheggiato o modulato con il passare del tempo e l’avanzare del successo.
Quello delle First Aid Kit un pop sofisticato, di una pulizia candida, a tratti glaciale. E’ un suono sincronizzate alla perfezione, nelle parole, nelle note e nei sentimenti.

Ricordano Lana Del Rey ma in una versione folk, come emerge con evidenza nella chitarra di “Postcard”, il pezzo più rappresentativo e più potente del disco.
Conservano la sua eleganza, in tracce come “It’s A Shame”, anzi la raddoppiano vocalmente maniacalmente bene.
Ci sono brani più intraprendenti come “Hem of Her Dress”, altri che sfruttano la loro potenza comunicativa come “Fireworks”, altri ancora dove emerge maggiormente il tocco del producer Tucker Martin (che ha lavorato, tra gli altri, con i Decemberists),
la sua ricerca di fluidità  e brillantezza sonora.

Is it because my rebel heart? Cantano le due sorelle nell’opening track. Probabilmente è così, sta tutto nel loro ribellarsi nell’animo, non sulla pubblica piazza. Nel saper uscire dai recinti tradizionali del folk americano e del pop scandinavo con stile ma senza rivoluzioni, nel riuscire a commistionarli in modo efficace. Un cantautorato di qualità , che rischia di essere algido ma non lo è mai. Le First Aid Kit insistono sulla loro strada musicale, con grazia commovente e raffinata, con brani ricchi di sfumature e sentimenti.
La Svezia, forse, non è mai stata così glacialmente ribollente di pathos.