Onestà  e rock. Ecco i punti fermi della nostra Alex Lahey, fanciulla di Melbourne che racconta di sè in quel modo così aperto e sincero che è davvero facile creare subito un legame empatico. Se poi a musicare il tutto ci mettiamo una bella dose di chitarre rumorose a metà  strada tra il pop-punk e il rock, beh, allora il gioco è fatto. E gli applausi meritati.

Di cosa parla Alex? Beh, è presto detto: sfighe, rotture, solitudine, trionfi, cadute e pensieri se sia conveniente rialzarsi o meno. Insomma una quotidianità  conosciuta più o meno da tutti, con tutta quella serie di pensieri che ci attraversano il cervello un sacco di volte al giorno. La fanciulla ci ride sopra, sa prendersi in giro e trovare anche il lato positivo del tutto, non sempre a dire il vero, ma spesso si. Perdenti con la consapevolezza di esserlo e, spesso, con il gusto di esserlo.

Certo sa come prenderci alla gola, musicalmente parlando, perchè le sue traiettorie sonore vanno dai Ramones ai Vaccines degli esordi: classiche, certo, ma dannatamente catchy e con i ritornelli sempre al punto giusto, per non paralare di certi coretti che ti fanno salire la pressione. Un disco bello, semplice, immediato, energico, divertente e liberatorio, da cantare a squarciagola, per far si che l’incazzatura della giornata possa tramutarsi in qualcosa di positivo. Anche non ce la facessimo, beh, avremo comunque canticchiato una gran bella canzone.

Credit: Nick McKinlay