Boy Pablo è un giovanissimo musicista norvegese di origini cilene: dopo una manciata di singoli molto piacevoli e convincenti, il diciottenne di Bergen ha pubblicato lo scorso maggio il suo primo EP, “Roy Pablo”, realizzato dalla 777 Records, la label che lui stesso ha creato.

Insieme alla sua band, composta da amici, sia cileni che norvegesi, arriva ora per la prima volta in Italia e, sebbene sia il giorno di Pasqua, il Covo Club di Bologna risponde come sempre presente e anche i fan emiliani, tra cui scoviamo anche alcuni sudamericani (e questo ci fa ovviamente molto piacere), fanno sentire il loro calore, riempiendo per quattro quinti la sala della storica venue di viale Zagabria.

I cinque giovani musicisti, sin dal primo momento, sembrano divertirsi sul palco e questo sicuramente aiuta a contagiare l’atmosfera e anche l’umore del pubblico felsineo, che non si fa certo pregare per supportare Pablo Muñoz e compagni.

Le delizie partono subito con “Yeah”, la opening-track dell’EP: una vera prelibatezza indie-pop dalle incantevoli melodie che ci fa sognare e ci trasporta immediatamente verso orizzonti solari.
Anche i nuovi pezzi, che la gente non ha ancora potuto ascoltare, ottengono comunque un buon riscontro, con le chitarrine scintillanti a-la-Mac De Marco sempre in evidenza e molto rilassanti.

E se vogliamo anche un momento soft, il musicista di origini sudamericane ripesca uno dei suoi primi brani, la romantica “Flowers”, che ci regala tanta dolcezza, supportata da coretti gradevoli e da eccellenti sensazioni melodiche.

Possiamo anche perdonare a Pablo Muñoz il fatto che il suo singolone, “Everytime”, sembri essere uscito dalla magica penna del nostro musicista italo-canadese preferito, perchè la sala del Covo Club si lascia trasportare dalla magia sognante del brano e dalla sua cristallina melodia, mentre il nuovissimo singolo “Losing You”, pubblicato proprio questa settimana, sembra riportarci verso territori dream-pop anni ’80 morbidi e piacevolissimi.

La serata si chiude, dopo tre quarti d’ora abbondanti, con “Dance, Baby”: qui le percussioni hanno quasi un sapore tropicale e i presenti si lasciano andare e ballano divertiti.

Siamo contenti della performance di questo giovanissimo ragazzo norvegese che ha dimostrato come, nonostante l’età , sappia tenere benissimo il palco e le ottime melodie che sa dipingere sono senza dubbio un gustoso biglietto da visita.