Credibilità . Gli A Toys Orchestra sono credibili, concreti e rassicuranti. Credibili perchè sono musicisti, sanno il fatto loro e hanno tutte le carte in regola per definirsi tali; concreti perchè pensano a suonare, a portare un prodotto valido lasciando agli altri le mode passeggere; rassicuranti perchè difficilmente sbagliano un colpo.

Sono tra le band più internazionali del panorama italiano, vuoi per i testi in inglese o per lo stile, e tra quelle più apprezzate per supporto ad ogni tipo di spettacolo, dal programma televisivo condotto da Fabio Volo su Rai 3 alle colonne sonore dei film, passando per il tour con Nada. La loro presenza nello schermo televisivo non è un caso e non stupisce; ci sono artisti spiccatamente radiofonici, altri che esprimono il proprio meglio durante live, altri in studio. Gli A Toys Orchestra sembrano nati per accompagnare film, anche mentali, e “LUB DUB” immerge l’ascoltatore dentro scene, circostanze, brandelli di vita.

Dal rock energico di “Take it easy” e “Tiger claw” (quest’ultima tra le più riuscite dell’album, il pre-ritornello e il ritornello sono da sigla televisiva o da pubblicità , in senso assolutamente positivo) si passa ad un sound vicino ai R.E.M. con “Believe” o a quello dei Pink Floyd nella ballata “Dance lady dance”, o in “Show me your face”, con l’orchestrazione che rende tutta la canzone aperta e brillante. Inutile stare a rimarcare la loro versatilità , che tuttavia riesce a sorprendere ogni volta.

“LUB DUB” esce dopo quattro anni dall’ultimo, “Butterfly effect”, anni sofferti, come raccontano nelle interviste, un disco «nato in maniera violenta [“…] è come se fosse stato un parto plurigemellare: hanno più o meno la stessa natura questi brani. [“…] Questo disco l’ho visto sempre come un’unica creatura, non tante creature che assemblate creano qualcosa. Pensa che i testi sono stati scritti in meno di dieci giorni ». Fatiche che, d’altra parte, hanno ripagato, come le numerose date in tutta Italia con Nada che hanno riscosso notevole successo.

Per la nuova produzione decidono di tornare alle origini, richiamano Giacomo Fiorenza, con il quale avevano collaborato per i primi due album “Cuckoo Boohoo” e “Technicolor Dreams”, e suonano con strumenti frutto del sudore di anni di tour e collaborazioni. Questo ritorno al passato emerge dall’atmosfera di tutto “LUB DUB”: chiunque abbia mai suonato in una band percepisce subito nell’album l’aria che si respira in sala prove, quando il gruppo inizia a funzionare e da frammenti di idee affiora un qualcosa di più concreto, di musicale.

Gli A Toys Orchestra ricordano band d’altri tempi, quando la sala prove era l’unico ritrovo: sale concepite per tutt’altro, pronte ad accogliere batterie, amplificatori, grida e accordi distorti. Dalle idee dei componenti si costruivano riff, canzoni e album. Un approccio artigianale, non artificioso. La critica che in molti muovono alla nuova scena italiana, ma anche mondiale, si riferisce alla perdita dell’approccio con gli strumenti, in favore del computer come primo mezzo di creazione, la band campana si distoglie completamente da questa tendenza. Da questo punto di vista “LUB DUB” potrebbe sembrare il disco della maturità , ma gli ATO l’hanno raggiunta da tempo, confermandosi padroni di più stili e con un livello di scrittura sempre molto attento e qualitativamente elevato. Esempio chiave in questo senso è “More than i need”, denso di contenuti sia nel testo (“I know i am broken and i can’t stand off my feet, but calm, turn around, look the sunrise shines. I need more than i need, more than i need”) che nella musica, con la chitarra acustica che si intreccia con la linea di basso e con la parte del solo nella seconda parte del brano.

Non mancano le ballate, come “Candies & Flowers” o “Someone like you”, anche se leggermente sotto il livello delle altre canzoni di “LUB DUB”; tra le canzoni più lente spicca, tuttavia, “Lub dub”. Sempre nel mood disteso, ma più riuscita, “My body is a lie” è un concentrato di sensazioni, rimpianti, evasioni (“I kept my wishes under my hat, i never take off to don’t let them fly away”).

“LUB DUB” è un album profondo, intimo, che parte dalle esperienze singole e comuni, ma che vuole arrivare dritto al cuore dell’ascoltatore. Una musica che cerca di esorcizzare i periodi no, riuscendo a guardare avanti. La creazione, la scrittura e la registrazione sono state fulminee; una volta in studio gli A Toys Orchestra hanno dato tutto. I quattro anni dall’ultimo lavoro per alcuni possono sembrare tanti, per altri sono volati, ma “LUB DUB” ha ripagato in pieno l’attesa.