Mi sono sempre immaginato Daniel Blumberg come un ragazzo (perchè ancora lo è, visto che ha solo 28 anni, ma lo sentiamo nominare da un bel pezzo con tutte le sue incarnazioni musicali) ipercinetico. Irrequieto, instabile, incapace di focalizzarsi su un progetto duraturo anche se questo è fonte di grandi soddisfazioni di pubblico e critica (pensiamo agli Yuck): ma se fosse proprio questa la chiave del suo talento? Quella di non essere mai soddisfatto, cercando di modificarre e spostare sempre l’asticella qualitativa e compositiva della sua musica?

Le chiavi di lettura potrebbero essere molte e non staremo qui a lavorarci su, preferndo concentrarsi sulla prima fatica a nome Daniel Blumberg dopo tanti nomi collettivi. Un disco denso di forza espressiva, frutto anche delle tante vicende personali che accompagnano l’esistenza di un musicista, non ultima quella di un ricovero in ospedale per problemi mentali, così come rapporti difficili con amici e sopratutto con una fidanzata storica che lo pianta in asso. Mazzate. Mazzate che entrano nelle note, nella testa, nella musica. Mazzate che buttano giù ma che sono anche catartiche e necessarie. A volte gestite con sapienza e con intimismo a volte schegge impazzite che sembrano andare nel mondo della confusione. Ma sempre intense e vive, capaci di disturbare o ammaliare l’ascoltare che cerca di stare dietro a tanta volontà  di comunicazione, anche difficile.

Piano e violini a tratti dissonanti, rumori cupi, un taglio quasi jazz, fantasi di Nick Cave, Jim O’ Rourke, dEUS (in una forma a tratti delirante) e Talk Talk che si annidano oscuri nelle pieghe di un disco che riesce a inchiodarci all’ascolto sia nei suoi momenti più accessibili e armonici sia in quelli in cui le divagazioni si fanno più sperimentali e ondivaghe. Crediamo davvero che l’importante sia quello di non farsi spaventare dall’opera in questione, perchè la bellezza insita in canzoni come “Stacked” o “Minus” è così disarmante e toccante da darci i brividi. Lasciate che la stessa forza e costanza che ha Daniel, nel proporre la sua musica, sia anche la vostra, mentre ascoltate: tutto funzionerà  in modo magico.