Il Primavera Sound di Barcellona compie 17 anni: prossimo alla maturità , dà  bella mostra di sè fra i competitors europei con il suo cartellone “esagerato”. Forte di un’organizzazione sempre più efficiente, è pronto ad accogliere la marea umana prevista per il weekend lungo del festival, che ha contato più di 200.000 presenze lo scorso anno. I biglietti sono ancora disponibili (pochi) e mancano dieci giorni: se siete indecisi, se la lineup vi convince ma con riserva, se avete bisogno di un amico più motivato che vi dia l’input giusto per farvi partire il fomento, eccomi qua. Vi do dieci valide ragioni per non mancare all’edizione 2018 del Primavera Sound.

10 – Primmmavera

Primavera Sound

Con questo nome che cita, volontariamente o meno, “Stop Bajon” di Tullio de Piscopo (non dimentichiamoci che lo scorso anno James Blake aprì il suo dj set proprio con questo brano) cosa vogliono comunicarci gli organizzatori del Primavera Sound? Due cose: la prima è che tengono particolarmente in considerazione il feedback del pubblico, che per anni si è lamentato della proposta dell’area gastronomica del festival; la seconda è che finalmente quest’anno il livello del food si è alzato parecchio e che, per farla breve, potremo mangiare come si deve all’interno dell’area del Parc del Forum. Sembra un dettaglio, ma se conoscete il festival, non lo è. Ore e ore in piedi, sotto al sole, nella calca, camminando almeno cinque kilometri al giorno solo per passare da un palco a un altro: va da sè che nutrirsi esclusivamente di churros non ci avrebbe portati molto lontani. Quattro pop-up restaurant gestiti da altrettanti chef e un ristorante specializzato in paella ad arricchire la consueta proposta di street food e food truck, proposta che si era andata affinando negli anni e aveva già  raggiunto un discreto livello. Un’edizione potenzialmente priva di punti deboli? Ne riparliamo fra due settimane.

9 – Gli eventi gratuiti

Primavera Sound

Ok, vi interessa ma avete trovato i biglietti per un giorno soltanto del festival, o il vostro budget è comprensibilmente limitato, e pensate che per un solo giorno non valga la pena, o proprio non volete spendere un euro. Va bene lo stesso: in totale, con il consueto concerto di apertura al Parc del Forum di mercoledì e quello di chiusura al CCCB (Centro di Cultura Contemporanea di Barcellona) di domenica, ci sono ben ventinove (29!) concerti gratuiti. E i nomi in programma non sfigurano di certo con quelli a pagamento: Belle and Sebastian, gli Spiritualized accompagnati da coro e orchestra, il dj set dei Mount Kimbie, Ariel Pink, fra gli altri. E dopo i concerti del mercoledì, mentre attendete la domenica per vederne altri senza pagare un euro (scrocconi), il modo per non annoiarvi a Barcellona lo troverete di sicuro!

8 – IL WAREHOUSE

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In una programmazione in cui la presenza di musica elettronica sta diventando predominante, grazie al Primavera BITS, un vero e proprio festival nel festival (di cui parlerò in un approfondimento) con un suo cartellone a parte, quest’anno l’organizzazione del Primavera Sound ha voluto mettere ulteriore carne al fuoco. La piccola location al chiuso dove si tenevano i concerti dell’Heineken Hidden Stage si chiamerà  The Warehouse, e ospiterà  gli showcase di tre etichette di musica elettronica che non hanno bisogno di presentazioni: le londinesi Mosaic e Warp e la tedesca Giegling. L’impianto è il solito impianto Killer della Bowers & Wilkins e i concerti durano fino alle cinque del mattino. Amici raver, siamo contenti?

7 – Cinque anni di Hidden Stage

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L’Hidden Stage è un regalo: da parte degli organizzatori ai più pazienti fra il pubblico. Sì, perchè è un’occasione unica per staccare un attimo dalla dimensione festival, pur rimanendoci dentro, godersi dei concerti quasi privati, visto che la capienza di questo palco “nascosto” è solo di qualche centinaio di persone, a patto di fare una fila impegnativa per assicurarsi dei ticket gratuiti che ti permettono di fare un’altra fila molto impegnativa per entrare nella sala dell’Hidden Stage. Ne vale la pena? Decidetelo voi. Quest’anno per il quinquennale di questa location (spostata in una nuova area) hanno ben pensato di tenere nascosti due degli otto nomi in programma, tra i quali nel frattempo si staglia Josh T. Pearson. Marca male: quando li sveleranno ci sarà  da correre e sgomitare, o da piangere perchè non si è riusciti ad accaparrarsi un biglietto.

6 – L’hype

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Le band e gli artisti di cui si parla, non necessariamente per meriti artistici. Le mode del momento, la musica che vola alta oggi e domani… Beh, chi se ne importa. Il Primavera Sound è sempre attento ai trend e anche quest’anno non vuole deludere. Perchè non invitare allora i compositori della colonna sonora di una delle serie tv di maggior successo e con maggiore hype – Stranger Things – e non fargli suonare dal vivo i brani che la compongono in due concerti super esclusivi all’interno dell’Auditorio di Barcellona? Detto fatto, doppia data per Kyle Dixon e Michael Stein. Se non bastasse, cambiando completamente genere, ci sono anche i numeri uno assoluti della trap statunitense, i Migos, imperdibili anche soltanto per capire se il loro vertiginoso successo è meritato o è tutta fuffa. E poi c’è la dance plasticosa e a presa rapida del misterioso quartetto/duo Confident Man,c’è la band famosa per essere nata su Whatsapp, i Superorganism, e infine Yves Tumor, l’artista di cui si sa poco o niente, se non che fa una musica che viene da un’altra dimensione (molto bella a dire il vero). Cosa aspettate allora? Il prossimo anno tutta questa musica potrebbe già  essere sfiorita: it’s now or never.

5 – Il soul dell’avvenire



Ascoltando tutte le band di questa edizione (avete letto bene, le ho ascoltate tutte e 220+), mi sono reso conto che il genere musicale predominante in cartellone, la tribù che nel futuro plausibilmente si prenderà  sempre più spazio e che ha iniziato a farlo già  da quest’anno, è quella della musica soul e r’n’b. Declinata nelle sue forme più moderne, è il vero filo conduttore che unisce i palchi e le giornate del festival. A partire dalla superstar Kelela, passando per i californiani The Internet, la giovanissima Jorja Smith, l’iraniana Sevdaliza, Rhye – l’elegante progetto del cantante canadese Mike Milosh, la darkwave di ABRA, e ancora con Gabriel Garzon Montano (un James Blake preso a bene), il songwriting sperimentale di Nick Hakim, le atmosfere jazzy di Tom Misch, sarà  l’edizione più vibrante della storia del Primavera Sound.

4 – Per tutti i gusti

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Il Primavera Sound è considerato a ragion veduta il festival indie per eccellenza. Nomi storici del genere come i Wolf Parade, Car Seat Headrest, Deerhunter e nomi più recenti come le Ybeyi, i Sylvan Esso e la camerunese Vagabon accontenteranno vecchia e nuova guardia. Da qualche anno a questa parte però, ci sono almeno due tribù (in questa edizione ne ho individuata un’altra di cui vi parlerò) che hanno preso sempre più spazio e che stanno diventando piano piano coprotagoniste della manifestazione: i rapper e i metallari. I primi potranno godersi i concerti di tre pesi massimi come A$ap Rocky, Tyler, the Creator e Vince Staples, mentre gli amanti del rock duro/durissimo saranno accontentati dalla presenza dei newyorkesi The Man, dagli Idles, e dalla band trash metal svedese dei Watain.

3 – Gli Easter Egg



L’easter egg in informatica è un contenuto bonus nascosto in un sito internet, o in un programma, che gli sviluppatori regalano ai fortunati utenti che vi incappano, proprio come fosse un uovo di cioccolato. Ecco, scorrendo il programma del Primavera Sound di quest’anno, ho scoperto diversi “easter eggs”. Cosa intendo? Sapevate che quest’anno ci sarà  anche Caribou? Lo trovate alla voce Daphni, ma è sempre lui. E che i Liminal sono Jónsi dei Sigur Rós, il suo compagno Somers e il super producer Paul Corley? E poi c’è Mike Patton con i Dead Cross, Rostam dei Vampire Weekend, Joe Goddard degli Hot Chip e un terzo degli Antibalas negli Here Lies Man. Mettete anche questi nomi (pesanti) sul cartellone e se avevate qualche dubbio non dovreste averne più.

2 – …e tutti gli altri



C’è davvero bisogno di spiegarlo? Con tre giorni e mezzo di festival potrete vedere molti dei live act più importanti in circolazione in tutto il mondo e starvene comodamente a casa quasi tutto il resto dell’anno, quando i vostri amici spenderanno e spanderanno per andarsi a vedere un solo concerto alla volta in giro per la Penisola. Artic Monkeys, Nick Cave and The Bad Seeds, The National, The War On Drugs, Lorde, Spiritualized, Belle and Sebastian, Fever Ray, Four Tet, Unknown Mortal Orchestra, Father John Misty, Arca, Mogwai, Beach House, Grizzly Bear, Slowdive, Cigarettes After Sex, eccetera, eccetera. Ho sentito dire da qualcuno che questa sarebbe un’edizione “minore” del Primavera Sound… Bah.

1 – Björk, buona la seconda

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Nel 2012 Björk, la regina dei ghiacci, una delle artiste più importanti, seminali e poliedriche dei nostri tempi, avrebbe già  dovuto esibirsi al Primavera Sound. Purtroppo – ahinoi – annullò la sua partecipazione soltanto un mese prima del festival. Stavolta è la volta buona (speriamo) e da sola sarebbe già  un ottimo motivo per volare a Barcellona (gli artisti italiani del Primavera Pro la pensano tutti così). Se in più pensate al fatto che il suo concerto a Roma il prossimo luglio costi quanto il biglietto dell’intero festival, credo ci sia ben poco da aggiungere. Una cosa soltanto: sono molto curioso di vedere come interagiranno i panorami sonori estranianti di Utopia (ultimo disco dell’artista islandese) con la platea di 60.000 persone del Primavera Sound!