di Nicola Perina

Continua la prolifica carriera della cantante e chitarrista Jess Abbot, aka Tancred, classe 1991. Dopo gli esordi con i Now, Now, “Nightstand” è il suo quarto disco solista, il secondo per Polyvinyl, che segue il bellissimo “Out of the garden”, disco di pop rock cristallino farcito di fuzz ammiccanti che raccolse consensi molto positivi.

L’urgenza espressiva con cui aveva stupito tutti in “Out of the garden” sembra essersi placata, la nostra Jess pare qui alla ricerca di una propria dimensione, l’immagine di copertina dallo stile noir anni “’30, che la rappresenta in una posa pacata e così introspettiva, simboleggia il cambiamento che sta avvenendo dentro di lei. In “Nightstand” tutto ciò si sente eccome, è un disco di transizione, sicuramente meno ispirato del precedente, e con ahimè, non pochi difetti. Uno su tutti…Jess ma dove sono finiti i ritornelli? Si perchè la maggior parte delle canzoni partono molto bene ma poi svaniscono in arrangiamenti troppo forzati che incasinano solamente l’ascolto…peccato.

Ma non tutto è perso, anzi, Tancred rivela un lato che si intravedeva solamente nel disco precedente: una certa dimestichezza con ballate e pezzi più riflessivi che trasudano delicatezza e armonia, beh, merita qui una citazione. Da segnalare a questo proposito “Clipping” (la miglior canzone del disco per me) e “Strawberry Selfish”. La direzione dei suoi lavori futuri dovrebbe essere questa secondo me.

Resta di base, per fortuna, quell’aria pop rock alla ‘Dawson’s Creek’, ma nei pezzi tirati, che dovrebbero trascinare di più come accadeva in “Out of the garden”,Tancred perde la bussola e finisce per essere inconcludente. Paradossalmente, come dicevo, in “Nightstand” le parti sembrano essersi invertite perchè è appunto nei momenti più riflessivi che la nostra invece tira fuori le palle.

Sufficienza meritata per le intenzioni molto positive. Ma non oltre.