“A Quiet Place” non è poi tutto questo gran bel posto e, soprattutto, non è poi cosà­ quiet. E’ infatti un futuro post-apocalittico nel quale non fai in tempo a emettere una parola o a far cadere una forchetta che ti ritrovi braccato da un minaccioso mostrone, cieco e col corpo ispirato agli Alien, pronto a squartarti e papparti in un paio di bocconi.

E così ecco la dolce e terrorizzata odissea di una famiglia – ovviamente in attesa di un bambino – attraverso gli States ridotti a polveroso cimitero, con i quattro sempre a piedi nudi e con un intenso linguaggio del corpo a sostituire le loro parole – a tal proposito il cast, nella sua interezza, è stato eccezionale.

Il mondo deserto e distrutto da quest’apocalisse aliena è fotografato molto bene e i momenti horror, anch’essi ispirati ai corridoi stretti della Nostromo di Scott, funzionano alla grande – micidiale la scena del chiodo. Peccato soltanto per tutta la parte del padre che si improvvisa ingegnere acustico, che appare un po’ forzata, fino a uno spiegone abbastanza inutile.