Ero all’incirca ventenne quando, tra un Napster, un eMule e un WinAmp, capitava anche di trovare in rotazione il pop punk dei Good Charlotte, ragazzi del Maryland all’epoca appena meno giovani di me: chiariamo, niente di trascendentale, ma musica abbastanza divertente, buoni agganci e un buon tiro, seppur più pop che punk; lì li avevo lasciati, lì li ritrovo con questa personalissima operazione amarcord.

Va detto, ci provano, picchiano, lottano, si ribellano, mostrano (forse troppo) il lato delicato, vulnerabile ed umano, a dispetto di una copertina che lascerebbe invece presagire una deviazione su binari di maggiore incisività  e cattiveria.

L’impressione principale però, per quanto sia stato sicuramente studiato, è che questo “Generation Rx”  sia un capitolo ampiamente tralasciabile, i temi sono ancora quelli di una quindicina e passa di anni fa, tra malessere giovanile (?) e piccole denunce, ed anche a livello più squisitamente musicale e melodico non si nota nessun tipo di percorso evolutivo, di personalità , e pare pure che cominci a mancare la facilità  di far scattare una qualsivoglia molla che renda uno-dico-uno spezzone degno di futura memoria.

Se il target è ancora l’under 25 o giù di lì forse questo “Generation Rx” ha anche un senso e un valore intrinseco che, personalmente e purtroppo, resta veramente difficile individuare.